Nessun indagato sul caso Giusto

Il procuratore capo: «I documenti acquisiti sono un atto conoscitivo»

Non c’è al momento alcun indagato sul caso della presunta incompatibilità del consigliere comunale Giovanni Giusto, delegato all’attività delle remiere e, fino all’8 febbraio scorso quando si era dimesso, anche presidente del coordinamento delle remiere. In Procura è stato aperto un fascicolo al momento senza ipotesi di reato (oltre che senza indagati) preso in carico direttamente dal procuratore capo Bruno Cherchi che venerdì scorso ha inviato i carabinieri nella sede del Comune a Venezia per acquisire diversi documenti. «Si tratta di un atto conoscitivo», ha spiegato ieri. Come dire che se dall’analisi delle carte dovessero emergere riscontri alla lettera anonima inviata alla Procura, oltre che alle interpellanze presentate da Davide Scano (M5S) e da Ottavio Serena e Renzo Scarpa, l’inchiesta andrà avanti, altrimenti verrà chiusa. «Non c’è alcuna incompatibilità», aveva chiarito lunedì la presidente del consiglio comunale Ermelinda Damiano.

Intanto Scano ha presentato una interpellanza in cui chiede conto all’amministrazione Brugnaro della differenza di risposte sulla sussistenza dei presunti conflitti di interessi e incompatibilità di Giusto. Una risposta finita nel mirino è quella data in sede di consiglio comunale il 9 febbraio 2017, ovvero 429 giorni dopo il deposito della richiesta del consigliere pentastellato. L’altra è quella fornita lunedì in seguito all’esplosione del caso dopo l’invio dei carabinieri. (ru.b.)

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