Scontro tra motonave e battello in laguna: «Errori dei due comandanti»

L’incidente lo scorso dicembre nei pressi di Sant’Elena a Venezia. Al momento dell’impatto tra i mezzi, al timone del granturismo Osvaldo non c’era nessuno. Per i periti incaricati dalla Procura non ci fu però rischio di naufragio

Eugenio Pendolini
L’impatto tra il granturismo e il battello Actv davanti a Sant’Elena
L’impatto tra il granturismo e il battello Actv davanti a Sant’Elena

L’incidente tra la motonave turistica e il battello di linea 1 capitato nel dicembre scorso nei pressi di Sant’Elena fu - seppur con gradazioni diverse - responsabilità di entrambi i comandanti.

Disattenzioni, manovre tardive e mancato rispetto di alcune basilari norme di navigazione: queste le conclusioni a cui sono giunti i periti incaricati dalla Procura di far luce sulla dinamica dell’incidente che aveva coinvolto il granturismo Osvaldo e il mezzo Actv, la cui fiancata sinistra era finita sventrata con tanto di feriti a bordo.

Per il Contrammiraglio Lucio Borniotto e l’ingegner Nicolò Reggio, tuttavia, non ci fu alcun rischio di naufragio imputabile ai comandanti.

Questo perché, si legge nella relazione, i danni subiti dal vaporetto interessano solo la cabina passeggeri e perché la velocità reciproca d’incontro (ovvero relativa di collisione pari a circa 16,1 Km/h) era inferiore al valore massimo consentito dalle normative per i servizi di linea nell’area del sinistro.

Nel gennaio scorso, nel registro degli indagati del pubblico ministero Andrea Petroni erano finiti entrambi i comandanti, accusati del reato previsto all’articolo 450 del codice penale: «Chiunque, con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o persistere il pericolo (...) di un naufragio è punito fino a due anni».

Nei giorni successivi all’incidente, erano state raccolte le testimonianze dei due e dei passeggeri. Era emerso come, pur in condizioni meteo ottimali quanto a visibilità e vento, poco prima della collisione il battello Actv avesse virato verso dritta mentre la motonave Osvaldo avesse continuato senza alcuna variazione. Lo stesso comandante della Osvaldo aveva raccontato di essere in quel frangente al timone ma abbassato per osservare degli amperometri posizionati sotto il timone. In effetti, il comandante della motonave non aveva eseguito alcuna manovra fino all’impatto, senza nemmeno ridurre la velocità e senza dare precedenza al mezzo Actv.

Al tempo stesso, però, secondo i periti anche la comandante del battello aveva impresso una tardiva accostata a dritta e, pur avendo diritto di precedenza, considerato l’avvistamento del mezzo a 150 metri avrebbe dovuto intraprendere una tempestiva manovra di svincolo.

Da qui, quindi, un parziale concorso di colpa.

Lettura, questa, che viene contestata dalla difesa della comandante (avvocato Marco Vianello), secondo cui resta il fatto che la Osvaldo, oltre ad essere senza comandante e senza qualcuno di vedetta, aveva comunque tagliato la rotta ad un battello.

Gli avvocati Augusto Palese e Davide Vianello Viganò, legali del comandante della Osvaldo, auspicano ora l’accordo risarcitorio con le assicurazioni: «Se il consulente della procura ritiene che non ci sono estremi per pericolo di naufragio, questo viene meno. Restano le querele per le lesioni colpose, ma nel momento in cui si troverà accordo risarcitorio con le compagnie assicuratrici, l’auspicio è che le querele vengano rimesse».

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