Nelle case orge con i clienti e rapporti non protetti

Le prostitute cinesi venivano spostate da una casa all’altra nel Nord Italia anche solo per soddisfare lo sfizio o la richiesta particolare di un cliente.
Le donne, arrivate in Italia con la promessa di un lavoro, finivano con il fare le prostitute con passaporti ritirati e segregate nelle case. Non potevano mai uscire: c’era chi si occupava di portare loro cibo e generi di prima necessità. L’indagine dei carabinieri di Mestre non ha evidenziato casi di violenza nei confronti delle prostitute ma è evidente, dicono i militari, lo stato di schiave del sesso di queste donne cinesi, costrette a soddisfare le richieste dei clienti che potevano sceglierle in base alla bellezza e all’esperienza. E tra le richieste “speciali” c’era quella di rapporti non protetti, per i quali si potevano pagare più di cento euro. E venivano costrette a partecipare anche ad orge con più clienti. Uomini di età, cultura, estrazione sociale e professioni più diverse.
Non sono stati loro a denunciare il giro di prostituzione. L’indagine è partita dai cittadini di Marcon che hanno notato uno strano via e vai e hanno segnalato i timori ai carabinieri di Mestre.
Ora, nelle mani della Procura e degli investigatori veneziani c’è una corposa documentazione tra cui libri contabili che potrebbero nascondere, dietro ad un alfabeto difficile come quello cinese, anche i nomi dei clienti e il resoconto delle spese di ciascuno e della destinazione dei soldi provento dell’attività di sfruttamento della prostituzione. Dopo l’autorizzazione del Gip ieri mattina è scattato il blitz a Venezia e in Lombardia, con l’esecuzione delle otto ordinanze e i sequestri. L’indagine coordinata dal pm Lucia D’Alessandro parte dal concorso in sfruttamento della prostituzione con la possibilità, ha chiarito ieri il procuratore aggiunto D’Ippolito, di arrivare, nel proseguo delle indagini, ad ipotizzare il reato di associazione a delinquere. (m.ch.)
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