Nell'alveare non si chiude occhio

Via vai continuo, mobili spostati anche di notte, fogne sempre intasate
La torre 26 della Cita dove esistono casi di sovra affollamento
La torre 26 della Cita dove esistono casi di sovra affollamento
 
MARGHERA.
Fino a dodici persone nella stessa casa, tre o quattro nuclei famigliari a seconda della metratura, in un solo appartamento. Ognuno col suo lucchetto personale, chiuso nella propria stanza. Così i vicini descrivono la situazione dei condomini-alveare della Cita.
 Ma lo stesso fenomeno si ripete in via Piave a Mestre, al Circus di Chirignago, e in concentrazioni meno visibili in altre aree del Comune. A Marghera il problema è conosciuto da anni, da quando l'Inpdap, l'istituto di previdenza sociale per i dipendenti della pubblica amministrazione, ha svenduto gli appartamenti a privati e agenzie immobiliari aumentando il tasso di densità del quartiere, che dal 2005 a oggi è passato da 2.500 a circa 4.000 residenti, il 33% dei quali stranieri. La formula è più o meno sempre la stessa: il proprietario o il conduttore della locazione, affitta e subaffitta i singoli locali a terzi per la durata di due o tre mesi, lasciando che ognuno gestisca i propri spazi in totale anarchia. La Antoci Amministrazioni Immobiliari, per esempio, registra casi di proprietari con debiti condominiali fino a 22.000 euro. Questo nonostante l'affitto selvaggio con rate tra i 500 e i 700 euro al mese.  Spesso, i proprietari sono stranieri che, grazie alla loro rete di relazioni, hanno di fatto realizzato una sorta di B&B di periferia: «Li vedi arrivare col trolley a tarda sera davanti all'ingresso principale - racconta
Michele Pellegrini
, residente al 26 e consigliere Pdl alla Municipalità di Marghera - poi compongono un numero di cellulare e qualcuno apre loro il portone». Nemmeno per chi ha sotto gli occhi il fenomeno è facile quantificare, ma negli ultimi anni la crescita è stata impressionante: «La pulizia delle fosse biologiche - continua Pellegrini - veniva fatta in media una volta l'anno. Adesso, siamo costretti a chiamare i tecnici anche due, tre volte in più e ogni volta troviamo oggetti come stracci, pannolini e altri oggetti all'interno delle tubature».  Secondo gli inquilini, al sovraffollamento si aggiungerebbe il problema della maleducazione e del mancato rispetto delle regole. Nonostante i diversi programmi attuati dalla Municipalità e dal servizio Immigrazione del Comune, alcuni inquilini continuerebbero a infrangere le più elementari norme igienico sanitarie.
Vasco Turchetto
risiede nella torre Venere, al 24 di via Longhena; sotto di lui vivono in otto: «Dalle 22 fino all'una di notte li sento spostare mobili e montare letti aggiuntivi. L'estate scorsa ne ho persino trovati tre che dormivano in poggiolo». Il dialogo tra condomini è davvero difficile e spesso si limita ai saluti in ascensore. Solo qualche famiglia cinese e una del Bagladesh hanno partecipato alle assemblee di condominio organizzate per favorire l'integrazione insieme ai mediatori culturali. E se si suona al campanello non apre nessuno. Solo in rari casi di manuntenzione qualcuno riesce a entrare e ogni volta è uno shock: «L'anno scorso abbiamo trovato bombole del gas in ogni stanza - ricorda
Pietro Sambo
della torre 24 - perché ogni famiglia potesse cucinare in autonomia e a tutte le ore. Quest'anno è la volta delle blatte: ce ne sono a migliaia rintanate sotto i lavelli e dentro gli aspiratori, dai quali fuoriescono vistosi rivoli di grasso».  Nel quartiere c'è allarme per l'alta tensione che potrebbe facilmente scoppiare da un momento all'altro.
Paolo Carrara
è un ex membro della Consulta per il Decoro del Comune e si appella alle istituzioni: «Ora che il problema è di dominio pubblico esigiamo più che mai una risposta seria e definitiva. Siamo disponibili al dialogo, ma pretendiamo di vivere in un ambiente dignitoso».  

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