Mose, Condotte si ritira dal Consorzio «Quei lavori non sono sostenibili»

«Il progetto Mose non è sostenibile. Comunichiamo con la presente lo scioglimento di Condotte dal contratto a far data da oggi». Poche righe, per dire che la Società Condotte d’acqua, una delle maggiori imprese edilizie italiane e azionista del Mose, se ne vuole andare dal Consorzio Venezia Nuova di cui è stata tra i fondatori. Lettera arrivata ieri mattina al Provveditorato alle Opere pubbliche, ai commissari del Consorzio e a tutte le aziende partecipate della società romane, tra cui Thetis e Palomar. Decisione assunta dai commissari che governano l’azienda dal 6 agosto scorso, da quando Condotte è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, dichiarata insolvente dal Tribunale di Roma il 14 agosto. Giovanni Bruno, avvocato, e Matteo Uggetti, esperto in crisi aziendali e dipendente della Deloitte. Proprio ieri hanno depositato al ministero dello Sviluppo economico il piano con la richiesta di finanziamenti di 60 milioni per salvare l’azienda. Adesso comunicano la decisione di andarsene dai lavori del Mose.
«Procedura prevista dalla legge 270 del 1999», scrivono, derivante dalla «mancanza di sostenibilità della partecipazione di Condotte nei lavori del progetto Mose». Una decisione che ha sollevato reazioni preoccupate al Consorzio, a sua volta governato da commissari nominati dal presidente dell’Anac Cantone e dal prefetto di Roma dopo lo scandalo. Nessun commento ufficiale. «Ma ci sono molti contenziosi ancora aperti», si limitano a dire. Primi fra tutti i lavori «non fatti a regola d’arte», le criticità scoperte nel sistema. E poi i debiti e i mancati pagamenti alle imprese minori. Decine di milioni di euro che il nuovo Consorzio vuole recuperare dopo anni di sprechi. Una situazione ingarbugliata, che a sentire il commissario e Avvocato dello Stato Giuseppe Fiengo «non si può certo azzerare con una lettera che comunica lo scioglimento dei contratti». D’altra parte gli affidamenti di nuovi lavori a Condotte, come quelli alla Mantovani spa e alla Fincosit, erano stati bloccati dai commissari impugnando l’articolo dello Statuto che vieta di darli a imprese in difficoltà (Condotte appunto e Fincosit) o che hanno ceduto una parte della loro attività (Mantovani. che ha ceduto alla nuova società Coge). Malumori diffusi, che hanno portato commissari e provveditore ad affidare i nuovi lavori alle bocche di porto e all’Arsenale alle imprese “minori” del Consorzio. Si apre dunque un nuovo contenzioso per il completamento del sistema Mose, che dovrebbe essere ultimato alla fine del 2021. —
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