Mose, commissaria Spitz nel mirino Interrogazione di sette senatori

Vanin: «Il ministro Giovannini risponda sulla mancata manutenzione e sulle inchieste della Finanza in corso»

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«I guai del Mose, la corrosione e la mancata manutenzione non sono ascrivibili a semplici causalità. Ma a una serie di concause in fase di progettazione ed esecuzione dell’opera e anche di mancata manutenzione. Chiediamo al ministro se sia al corrente di tutto questo. E come intenda verificare il corretto operato di tutti i soggetti istituzionali chiamati in causa al controllo delle opere eseguite dal concessionario Consorzio Venezia nuova. E in particolar modo del commissario straordinario del Mose che, ad avviso degli interroganti, ad oggi non risulta aver ottemperato all'impegno derivato dall'incarico».

Si citano le lettere di dimissioni dei due esperti del Provveditorato, Susanna Ramundo e Gian Mario Paolucci, per protestare contro i mancati interventi e i ritardi nella manutenzione dell’opera. Ma anche le analisi sugli acciai impiegati, non i Superduplex, ma l’acciaio rivestito con nichel, meno durevole e più soggetto alla corrosione.

Sotto la lente degli inquirenti anche gli sprechi per costruire la lunata foranea, una diga di 800 metri a protezione del Mose costata 40 milioni di euro, crollata alla prima mareggiata. E la conca di avigazione di Malamocco. Una grande opera da 330 milioni di euro, mai entrata in funzione e danneggiata. Adesso in corso di restauro con la spesa di altri 31 milioni di euro.

I senatori chiedono l’intervento del ministro.

La commissaria Elisabetta Spitz, ex direttrice del Demanio, era stata nominata con i poteri straordinari dello “Sblocca cantieri, dal governo Conte e dalla ministra Paola De Micheli nel novembre 2019. Da allora però i cantieri sono fermi. Sono state realizzate con successo alcuni test delle paratoie del Moe, anche in presenza di acqua alta. Inaugurazione in pompa magna del sistema Mose alla presenza di mezzo governo nel luglio 2020. Ma i cantieri per la realizzazione degli impianti e le manutenzioni sono fermi. Ferma anche la gara da 34 milioni di euro per trovare rimedi alla corrosione, che vede partecipare Fincantieri, Cimolai e De Pretto. Ferma pure quella della manutenzione da 18 milioni per togliere la sabbia dalla barriera di Treporti-Punta Sabbioni.

Il traguardo del 31 dicembre 2019, fissato nel cronoprogramma di tre governi come termine ultimo per la conclusione dei lavori del Mose, si allontana sempre di più. E non sono state risolte le criticità dell’opera. Solo per riparare i guasti co vogliono quasi 200 milioni di euro. Altrettanti servirebbero per sanare i debiti del Consorzio Venezia Nuova. Cento milioni l’anno almeno per la gestione e la manutenzione ordinaria dell’opera. Soldi che adesso il Consorzio – nel frattempo affidato a un liquidatore, spera di avere presto dal Cipe. —

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