Morto l’armatore Giancarlo Zacchello

VENEZIA. Tra poco, il 2 luglio, avrebbe compiuto 82 anni. Ma Giancarlo Zacchello non li ha raggiunti: è morto ieri all’ospedale di Padova dopo una breve malattia. È stato un imprenditore, ricco di spirito d’iniziativa e di interesse in vari settori economici per tutta la sua vita: compagnie di navigazione, stabilimenti balneari, alberghi e ristoranti, centri commerciali, valli da pesca e allevamento ittico conseguente, imprese agricole e industri meccaniche e di produzione di energia.
In più occasioni aveva messo le sue capacità al servizio del pubblico, come ricorda il neosindaco Luigi Brugnaro, che esprimendo le sue condoglienze scrive che «Venezia perde un’importante personalità e figura di riferimento; imprenditore gentiluomo, ha saputo anche mettersi a disposizione della comunità come presidente di Confindustria Venezia e dell'Autorità portuale: persona attenta e competente, di lui ricordo soprattutto la disponibilità al dialogo».
Prima di essere nominato al vertice dell’Autorità portuale, dal 2007 al 2010, dall’allora ministro dei Trasporti Pietro Lunardi grazie alla sponsorizzazione del governatore Giancarlo Galan, per due mandati era stato eletto presidente di Confindustria in laguna e di Promo Marghera.
Si era trovato la strada aperta dal padre Antonio, morto nel 2009 a 99 anni, che aveva dedicato la prima nave della sua compagnia di navigazione proprio al figlio, chiamandola “Giancarlo Z.”. Poi lui aveva proseguito, allargando l’impero e non solo in qualità di armatore. Trevigiano d’origine, aveva spostato la sua residenza in Austria, a Villach, appena oltre il confine, dove avevano sede anche alcune delle sue società, sparse comunque anche in Svizzera e Olanda. Proprietario di Valle Dogà in laguna, dell’hotel Capitol a San Giuliano, poi venduto alla società che gestisce gli Hilton, uno dei primi a capire le potenzialità dei centri commerciali nel Veneto tanto da aprire il “Valecenter”, poi ceduto agli spagnoli, nella terraferma veneziana, e l’ “Airone” a Monselice.
Da presidente di Confindustri è stato uno dei padri dell’accordo su Marghera e da presidente dell’Autorità portuale aveva rilanciato il polo della crocieristica in laguna ed era stato strenuo sostenitore dell’entrata delle grandi navi in bacino San Marco, affidando il primo studio nel quale si affermava la compatibilità della loro presenza in laguna.
Quell’incarico, però, gli aveva attirato anche roventi polemiche: in un’approfondita inchiesta del settimanale “l’Espresso” dedicata al conflitto d’interesse tra la sua attività imprenditoriale e il ruolo pubblico nel porto: in particolare «disse di essersi liberato della “Multi Service”, azienda fondata da lui stesso e dai suoi familiari che poi, con Zacchello regnante sul porto, ha goduto dell'assegnazione di diverse aree su cui compiere affari d’oro. Fino all’iperbole di un’area comprata per 4 milioni e rivenduta dopo due anni per 15.
Tutto bene se non fosse che un’accurata inchiesta della “Nuova Venezia”, ha dimostrato come i legami tra Zacchello e la Multi Service non siano del tutto recisi se una società del presidente ha mantenuto un pegno che scade nel maggio 2008 a garanzia del pagamento di 1,4 milioni di euro».
La crisi economica, alla fine del suo lungo e luminoso viaggio da imprenditore, aveva colpito anche il suo impero, tanto che proprio lo scorso anno due società che lo avevano visto al vertice avevano dovuto ricorrere al Tribunale per la ristrutturazione del debito in modo da evitare strade più rischiose. La “Motia Compagnia di navigazione” e la “Minos società di navigazione”, entrambe con sede legale a Mestre, avevano accumulato un passivo di oltre 200 milioni di euro.
Giorgio Cecchetti
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