Morto in Cardiologia, chiesta condanna di 6 mesi
Alla prescrizione ormai manca pochissimo. La sentenza di primo grado, che il giudice monocratico Enrico Ciampaglia leggerà il 21 dicembre, arriverà giusto in tempo. Ma in appello, comunque vada, tutto sarà cancellato dal troppo tempo trascorso. Se la sentenza di primo grado sarà di condanna, avrà valore per una eventuale causa civile. Era il 24 dicembre 2010 quando Roberto Manfredi, 61 anni, morì durante il ricovero in ospedale di Mirano. Per quel decesso, a processo sono finiti tre professionisti con l’accusa di omicidio colposo in concorso: l’attuale primario di Cardiologia del nosocomio Salvatore Saccà, 58 anni, la cardiologa Nicoletta Frigato, 59 anni, e l’infermiera Alessandra Pavan, 38 anni. Secondo l’accusa, il loro intervento sarebbe stato tardivo, tanto che il paziente era deceduto. Per ciascuno degli imputati, il sostituto procuratore Massimo Michelozzi ha chiesto una condanna a 6 mesi. A difendere i professionisti, gli avvocati Federica Coghetto, Stefano Mirate e Giuseppe Sarti.
La famiglia del defunto si è costituita parte civile con l’avvocato Elio Zaffalon che ieri ha presentato la richiesta danni: 800mila euro per la vedova, i figli e la nipotina che era molto affezionata al nonno.
Il procedimento per la morte di Manfredi è arrivato davanti al giudice monocratico dopo un lungo iter. Per ben due volte l’allora procuratore aggiunto Carlo Nordio aveva chiesto l’archiviazione delle accuse. Ma le opposizioni alle archiviazioni presentate dall’avvocato di parte civile erano state accolte dal gup. Inizialmente erano stati indagate solo Frigato e Pavan. Il responsabile del reparto era stato tirato in ballo dalla consulente del pubblico ministero, la medico legale Silvia Tambuscio che aveva registrato «gravi carenze nell’organizzazione dell’assistenza sanitaria al paziente operato e degente in cardiochirurgia presso l’ospedale di Mirano», precisando che «durante la notte e nei giorni festivi l’unità operativa di Cardiochirurgia non sia stata in grado di garantire almeno un medico cardiochirurgo di guardia».
Manfredi era stato operato per la sostituzione dell’aorta all’ospedale di Mirano. All’improvviso il suo quadro clinico era precipitato e il paziente era andato in arresto cardiocircolatorio per circa 70 minuti. Stando alle accuse, l’infermiera Pavan non avrebbe tempestivamente attivato l’intervento della cardiologa di turno la notte tra il 17 e il 18 dicembre. La dottoressa Frigato, di turno quella notte, non avrebbe adeguatamente valutato, anche a livello clinico-strumentale, le condizioni del paziente e avrebbe omesso quindi le opportune terapie nonché le sollecitazioni agli specialisti che il mattino dopo sarebbero potuto intervenire immediatamente e non dopo alcune ore, come in realtà sarebbe accaduto. Sei giorni dopo l’arresto cardiocircolatorio, il decesso alla vigilia di Natale. Da allora la famiglia lotta per avere giustizia. —
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