Morto dopo la lite durante una festa di compleanno, l’aggressore: «Legittima difesa»

L’omicidio di Zelarino. Il 25enne di Spinea: «Sono dispiaciuto ma ho reagito ai colpi». Si attendono i risultati dell’autopsia sul corpo di Radu

Giacomo Costa
Vladimir Radu, 39 anni, noto come Vladi
Vladimir Radu, 39 anni, noto come Vladi

«Sono sinceramente dispiaciuto per quello che è successo, per la morte di Vladimir. Ma ribadisco di aver reagito a un’aggressione». È accusato di omicidio preterintenzionale, di aver ucciso il suo connazionale 39enne con un pugno, pur non volendo davvero provocarne la morte, ma il 25enne moldavo M.S. insiste sulla sua versione, su quella lite che l’ha visto contrapporsi a Radu nel parcheggio alle spalle di via Don Tosatto. Il giovane ieri ha affidato le sue parole all’avvocato Pascale De Falco, che mercoledì l’ha assistito davanti al giudice per l’udienza di convalida: «Il mio cliente ritiene di essere stato aggredito», spiega il legale, «per questo porteremo avanti la tesi della legittima difesa».

Preso a pugni per difendere il figlio, muore a 39 anni
Vladimir Radu

Vittima e accusato si conoscevano, la sera del 21 giugno erano alla stessa festa di compleanno: il gruppo aveva raggiunto le porte della discoteca Area City di Mestre, solo per scoprirla chiusa; la compagnia di amici e conoscenti era comunque in giro da qualche ora, qualcuno aveva già consumato diversi bicchieri, e forse proprio l’alcol potrebbe aver acceso gli animi. Sembra che tra il 25enne e il figlio 14enne di Radu siano volate battute sgradite, parole che hanno dato il via a quello scontro che poi ha visto il 39enne ergersi a difesa del ragazzino, finendo poi per prendere il colpo al viso che l’ha ucciso.

La causa della morte di Vladimir Radu, in realtà, è in attesa di conferma: dopo aver incassato il pugno l’uomo ha fatto pochi passi, poi è crollato sull’asfalto; portato in ospedale, si è spento a distanza di due giorni.

Il pubblico ministero Alessia Tavarnesi ha disposto subito un’autopsia sul corpo del 39enne di origini straniere ed è ancora in attesa dei risultati dell’esame del medico legale, che ha verificato tanto le condizioni pregresse dell’uomo quanto eventuali altri elementi che possano aver contribuito a segnare la sua tragica fine.

E poi ci sono i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona commerciale mestrina: gli apparecchi di sicurezza della discoteca in realtà non puntano in quella direzione, il parcheggio dove si è consumata la lite non è quello a disposizione dell’Area City, ma gli occhi elettronici non mancano comunque, che siano del Comune o di altre attività presenti nei dintorni. Su quello che sia stato registrato, però, la procura mantiene il massimo riserbo.

Dopo la morte di Radu le forze dell’ordine si erano subito attivate, senza però riuscire a rintracciare l’aggressore né a casa sua né dalla madre: il 25enne era tornato in Moldavia; dopo oltre una ventina di giorni M.S. è ritornato in Italia, intercettato all’aeroporto Marco Polo, dove è stato subito arrestato.

Comparso due giorni fa davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, l’uomo ha ammesso i fatti, fornendone però la sua versione. Tavarnesi aveva chiesto la misura cautelare del carcere, ma per la giudice Claudia Ardita era da escludere il pericolo di reiterazione del reato «tenuto conto della dinamica dei fatti: l’indagato ha assestato un unico colpo, non ha precedenti indicativi di una propensione alla violenza, si è adoperato nella immediatezza per aiutare la vittima».

Il tribunale ha quindi deciso per l’obbligo di permanenza notturna dalle 20 alle 7 di mattino nell’abitazione della madre, a Spinea, insieme all’obbligo di presentazione quotidiana alla stazione dei carabinieri di Spinea e al divieto di espatrio.

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