Morti nella stiva, condannati i 3 ufficiali

di Giorgio Cecchetti
Per i tre ufficiali della «World Trader», ritenuti responsabili del decesso di Denis Zanon e Paolo Ferrara, morti il 18 gennaio di quattro anni fa nella stiva della nave che stava scaricando a Porto Marghera, la Corte d’appello di Venezia (presidente Marta Paccagnella, relatore Angelo Risi) ha confermato la condanna a un anno di reclusione ciascuno. Il comandante Gheorghe Hrictu, il primo ufficiale Dumitru Jfanu e il secondo Gheorghe Bedreaga, tutti rumeni, dovevano rispondere di duplice omicidio colposo.
I giudici lagunari di secondo grado hanno in parte riformato la precedente sentenza per quanto riguarda le provvisionali immediatamente esecutiva, confermando invece che le cifre del risarcimento finale dovranno essere quantificate con una causa davanti al Tribunale civile.
In primo grado, il giudice dell’udienza preliminare aveva obbligato i tre imputati a versare una provvisionale da capogiro: complessivamente 810 mila euro. Ieri, la Corte ha deciso che al fratello di Zanon, rappresentato dall’avvocato Vincenzo Di Stasi, non andranno 90 mila euro bensì 70 mila; lo stesso alla convivente, rappresentata dall’avvocato Elio Zaffalon, mentre alla vedova di Ferrara andranno 90 mila euro e non più 150 mila. Ridotte anche le cifre delle provvisionali anche per i suoi tre figli, per il padre e i tre fratelli, tutti rappresentati dall’avvocato Lucia Rupolo. Il rappresentante della Procura generale, nell’udienza precedente a quella di ieri, aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado. Mentre i tre avvocati di parte civile avevano chiesto risarcimenti per 900 mila euro per la convivente di Zanon, per un milione e mezzo per il fratello, e per un altro milione e mezzo per i parenti di Ferrara.
Durante l’udienza di primo grado, il 29 settembre 2010, i tre legali avevano fatto notare che, nonostante fossero ormai trascorsi due anni e mezzo dal giorno dell'incidente che è costato la vita ai due operai, l'assicurazione della compagnia di navigazione proprietaria della nave non aveva ancora versato un euro ai parenti. Gli altri due indagati, Ennio De Vecchi del Centro modale adriatico (ha patteggiato una pena di un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione e ormai la sentenza è passata in giudicato) e la sua azienda (ha patteggiato una multa di 58 mila euro), avevano invece già versato complessivamente 565 mila euro ai familiari. Il pubblico ministero allora si era battuta per la condanna degli indagati a tre anni di reclusione ciascuno, ricordando che i due operai, appena giunta la nave in porto per scaricare la soia, erano entrati nella stiva morendo per mancanza di ossigeno a causa della fermentazione del cereale. Tutto questo perché, durante il viaggio dall'Argentina durato due mesi e dieci giorni, nessuno aveva arieggiato quell'ambiente, come invece prevedono le normative. I difensori, comunque, si erano battuti per il proscioglimento del comandante e degli altri due ufficiali, sostenendo che Zanon e Ferrara non avevano chiesto l'autorizzazione per entrare nella stiva e che l'avrebbero fatto all'insaputa del comandante e degli altri, addirittura forzando le serrature dei boccaporti della stiva nella quale sono poi deceduti. E, comunque, avevano aggiunto che sarebbe toccato agli operatori del Centro modale adriatico compiere quelle operazioni.
La Corte d’appello, ieri, ha deciso sulle provvisionali, puntando sui danni morali delle parti civili, ritenendo che le cifre per quelli materiali dovrà stabilirli il Tribunale civile davanti al quale i legali dei parenti delle due vittime ricorreranno con cause ad hoc per ottenerli.
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