Minacce della ’ndrangheta i Multari restano in carcere

Il tribunale del Riesame conferma la detenzione per Fortunato e Carmine, fratelli del boss Domenico. Attesa la sentenza per Crosera
Foto Agenzia Candussi/ Baron/ Portegrandi/ Arresto Francesco Crosera/ Nella foto il cantiere di Francesco Crosera
Foto Agenzia Candussi/ Baron/ Portegrandi/ Arresto Francesco Crosera/ Nella foto il cantiere di Francesco Crosera



Restano in carcere Fortunato e Carmine Multari, fratelli del boss Domenico, legato alla cosca di Nicolino Grande Aracri, finiti nell’inchiesta della Dda di Venezia sulle infiltrazioni della ’ndrangheta in Veneto. I giudici del tribunale del Riesame hanno respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai difensori per i due fratelli residenti a Zimella, nel Veronese. Oggi sarà esaminata la posizione di Antonio Multari, figlio di Domenico, che si trova ai domiciliari.

Fortunato e Carmine Multari sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a intimidire, con aggressioni verbali ed atteggiamenti minacciosi, i custodi giudiziali e altre persone interessate ad acquistare immobili all’asta, sequestrati agli stessi Multari. Scrive la gip Barbara Lancieri nell’ordinanza di custodia cautelare, quanto a Fortunato Multari, che «Gli episodi a lui ascritti sono certamente in numero minore rispetto a quelli riconducibili a Domenico Multari, ma non di minore gravità». Quanto a Carmine, invece, seppur gli viene contestato solo un episodio, «si tratta di un fatto particolarmente odioso e grave, dove il richiamo all’appartenenza alla cosca mafiosa ha svolto un ruolo fondamentale».

Nelle prossime ore, invece, arriverà la decisione del tribunale del Riesame di Sassari su Francesco Crosera, l’imprenditore nautico di Quarto (difeso dall’avvocato Renato Alberini) che si trova agli arresti domiciliari. Secondo le indagini condotte dalla pm Paola Tonini, Crosera aveva contattato Domenico Multari per incendiare uno yacht da 1,4 milioni, ormeggiato ad Alghero, che aveva venduto a un imprenditore friulano: l’imbarcazione, uscita dal cantiere navale di Quarto, aveva gravi difetti e Crosera non voleva pagare i danni. Il rogo era riuscito solo parzialmente nel 2015. Poi l’imbarcazione era stata spostata dai carabinieri che stavano già indagando e il secondo tentativo era fallito. —



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