Multa notificata all’indirizzo sbagliato, il Comune di Milano annulla la sanzione a una veneziana
Una 32enne di Spinea ha evitato il pagamento di una multa per eccesso di velocità notificata nel 2017 a un vecchio indirizzo. Dopo anni di solleciti e minacce di fermo auto, il Comune di Milano ha annullato tutto su intervento dell’associazione Adico

Una multa da 1.115 euro, con tanto di fermo amministrativo dell’auto, è stata annullata dal Comune di Milano grazie all’intervento dell’ufficio legale di Adico, a favore di una 32enne residente a Spinea, vittima di un errore di notifica risalente al 2017.
Tutto è iniziato con una contravvenzione per eccesso di velocità notificata alla vecchia residenza della donna a Caldiero (VR), dove non abitava più dal 2015. La sanzione – originariamente di 591 euro – è però rimasta sconosciuta alla destinataria fino al 2023, quando si è vista recapitare nella sua attuale casa a Spinea una ingiunzione di pagamento arricchita da interessi e sanzioni.
Capito il problema, la donna si è rivolta ad Adico – Associazione Difesa Consumatori, che ha immediatamente contestato al Comune di Milano il difetto di notifica, cioè l’invio dell’atto a un indirizzo errato, rendendo nullo l’intero procedimento.
Dal Comune di Milano non sono arrivate risposte. E anzi, nell’aprile scorso, la 32enne ha ricevuto una nuova intimazione, con la minaccia di fermo amministrativo del veicolo. Milano ha sostenuto che gli atti erano stati “regolarmente notificati” e “non opposti nei termini”.
Nonostante tutto, l’ufficio legale di Adico ha insistito, ribadendo che la notifica iniziale era illegittima, quindi anche gli atti successivi non avevano valore legale. Dopo quattro comunicazioni formali, il Comune di Milano ha infine accolto la richiesta, annullando la sanzione e il fermo.
«È stato un percorso lungo, ma la nostra tenacia ha pagato», commenta Carlo Garofolini, presidente di Adico. «Una persona sola probabilmente si sarebbe arresa subito. Il Comune avrebbe potuto ammettere prima l’errore, senza costringerci a due anni di insistenze. Ma siamo soddisfatti: la giustizia ha avuto la meglio».
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