Mestre. Viale San Marco: "Non siamo il parcheggio di chi va a Venezia"

MESTRE. Una piazza centro di aggregazione, parcheggi per i residenti che devono fare a pugni con chi abbandona l’auto sotto le loro finestre per andare a Venezia in tram, decoro urbano e bonifiche. Sono queste le richieste degli abitanti del quartiere che si allunga tra il parco di San Giuliano e piazzale Cialdini, tanto veneziano da avere “le corti” quanto mestrino.

In questi ultimi due anni il viale ha lottato per mantenersi vivo, e ne sono dimostrazione le nuove attività che sono nate. Come quella di Antonella Guadagnin e Alice Mafolino, mamma e figlia, con due inconfondibili occhi azzurri, che all’inizio del viale hanno aperto due anni fa “La Baitosa”. Veneziane doc, zona Arsenale, il loro è un punto di ritrovo, una piccola bomboniera dal sapore di montagna in città, una gastronomia che organizza feste e aperitivi con musica, approfittando dello slargo di fronte, uno dei pochi: «I tempi sono difficili ma la gente risponde» racconta la titolare, cresciuta in quartiere «qui vengono famiglie con bambini, nel pomeriggio le signore per il caffè, giovani e meno la sera, tutti sono graditi ospiti. Il problema è che mancano i parcheggi». E di fronte non c’è neanche un posto per diversamente abili. «Ci piacerebbe avere la possibilità di chiudere il plateatico con una veranda per non dover portare sempre tutto dentro». Un problema, quello dei parcheggi, che angustia anche gli abitanti.
Raccontano Mario Rosso e Bruno Ghion, due residenti che si spostano a piedi: «Le auto parcheggiano ovunque, le lasciano in mezzo alla ciclabile, in strada, davanti alle case, bloccano il tram. E non ci sono mai vigili». All’inizio del “viale” c’è anche il Policlinico, pertanto il problema è ancora più sentito.

Marina Fugazzaro, titolare dell’edicola-cartoleria, parla da residente e da commerciante: «Non ci sono più punti di ritrovo, soprattutto per i giovani, specialmente dopo che è stato chiuso il cinema. Sarebbe bello che anche qui venissero realizzati gli “happy friday” e le notti “a tema” come avviene in altri quartieri. Sogniamo una festa del "viale", con il tram fermo per una giornata».
In viale San Marco ci sono anche i “veneziani” trasferiti in terraferma di nuova generazione. Alì Albertini è veneziano doc di Castello basso, come si definisce lui, immigrato a Galway per alcuni anni, ritornato a casa per lanciarsi in una nuova avventura: due mesi fa ha aperto un bar tutto suo.

Se avessi la bacchetta magica? «Farei dei parcheggi» dice. «Nel nostro quartiere in questi anni i servizi e i luoghi di aggregazione sono andati scomparendo» ragiona Raffaella Binario «penso al cinema chiuso, ma anche al consultorio famigliare vicino all’asilo nido Trilli, spazi semi vuoti che potrebbero essere riempiti, o ancora all’anagrafe. La cura della zona è andata via via scemando. Il “viale”, inoltre, ha un grosso gap, che è quello delle bonifiche pendenti da anni: davanti ad ogni gruppo di palazzine ci sono zone recintate da tempo immemore risultate essere contaminate, basta ricordare il condominio fronte campetto da basket, o prima del ponte pedonale del Pertini».
Chiude: «Sempre più sentito è il disagio relativo a chi lascia l’auto ovunque per andare a prendere il tram, ce le troviamo anche dentro i balconi di casa». «La prima cosa che vorremmo» aggiunge Alberto Alberti, attivo in quartiere «è che si sbrigassero a terminare i lavori delle fognature, oramai in alcune "corti" viviamo in mezzo al fango, senza asfalto. Prioritaria, poi, oltre al completamento della rete fognaria, è la decontaminazione dei terreni». Infine la richiesta di decoro: «Marciapiedi a posto, spazzamenti, e da ultimo la riqualificazione dell’Osellino, che potrebbe essere bellissimo, ma dentro c’è di tutto. Infine vorremmo un’illuminazione migliore degli attraversamenti pedonali». —
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