Sanità, a Mestre sempre più cliniche private: «Si inseriscono nei vuoti del pubblico»

L’ultimo aperto è il punto prelievi Synlab a Carpenedo per esami del sangue. Sono una quindicina le realtà presenti solo a Mestre. Il sindacato: «Stiamo indebolendo il sistema pubblico»

Maria Ducoli

Affiancano il pubblico, quando non lo sostituiscono del tutto. Offrono prestazioni e servizi in tempi record, a volte per il giorno seguente, ma cercano anche di sorreggere gli ospedali nello smaltimento delle liste d’attesa. Le cliniche e i centri privati fioriscono in tutt’Italia e Mestre non fa eccezione, dove sono 14, tra privati puri e convenzionati.

L’ultimo per ordine temporale ad essere stato aperto è il laboratorio Synlab, lo scorso 5 marzo, in via San Donà a Carpenedo. «Questi centri si inseriscono in un buco del sistema pubblico, perciò continuano a proliferare» commenta Francesco Menegazzi della Uil fpl, facendo notare come il sottofinanziamento alla sanità dettato da politiche di governo sbagliate, abbia portato a fratture, spesso voragini, in cui il privato ha potuto insediarsi.

Lo scorso gennaio, il Centro di medicina ha traslocato da viale Ancona in via Nilde Iotti, prevedendo anche un incremento delle attività: solo il personale di segreteria è passato da 60 a 90 addetti, i 130 specialisti dovrebbero arrivare a 230, per garantire la funzionalità di 5 sale operatorie con 16 posti letto, per arrivare a un totale di 300.

L’inaugurazione della nuova sede del Centro non è certo passata inosservata e a puntare il dito è stato anche Ivan Bernini (Cgil fp): «Il privato fa il suo interesse, ma trovo inopportuna la presenza del direttore generale dell’Usl alla inaugurazione» commenta.

Eppure, con le giuste regole e qualità, il privato accreditato stesso fa bene al pubblico, se si pensa, ad esempio, al grande lavoro svolto per sfoltire le liste d’attesa, soprattutto nel momento più critico, poco dopo la pandemia. «D’altronde» prosegue Bernini, «in un contesto di popolazione che invecchia, il pubblico non può arrivare ovunque, soprattutto se negli anni non sono stati fatti tutti quegli interventi necessari per sostenerlo, dai giusti finanziamenti agli adeguamenti normativi».

Così, cliniche e centri convenzionati diventano una spalla, un bastone, per il Sistema sanitario pubblico, soprattutto per quanto riguarda quei colossi, da tempo punti di riferimento anche per i cittadini, come il Policlinico San Marco, con i suoi 217 posti letto, di cui 198 accreditati.

Offre visite specialistiche ed esami diagnostici nella maggior parte delle specialità ambulatoriali, a livello ospedaliero i ricoveri ruotano all’interno dell’area medica, chirurgica e riabilitativa, ed è presente un hospice intraospedaliero, che fa parte della rete delle Cure palliative dell’Usl 3. Poi c’è Villa Salus, con i suoi 182 posti letto convenzionati e specialità d’eccellenza, e poi ancora, il Centro medico istituto Piave, la Bissuola Medica, Poliambulatorio Carpenedo, Arc Mestre, Bianalisi Veneto Srl, Cerba Health Care in viale Garibaldi, Antalgik in via Poerio, Fisiosport Terraglio, l’ambulatorio medico odontoiatrico in piazza Mercato e il Laboratorio Munari, per le analisi del sangue.

«Tante realtà» commenta ancora Bernini, «proprio come lo sono i modi per privatizzare la sanità. Uno di questi è non finanziare a sufficienza il pubblico. Se non cambia la rotta avremo un proliferare di queste strutture» fa presente. Il cambiamento, dice, deve passare anche da un maxi piano di assunzione del personale.

«Da tre anni Regione e Governo dicono che avrebbero tolto i vincoli, ovvero il tetto di spesa, e avrebbero ridotto il numero di gettonisti, ma ad oggi non è avvenuto nulla. Cosa aspettiamo?» Intanto, la sanità arranca, prova a farcela, si appoggia alle spalle che trova, cerca un modo per stare in piedi con risorse al minimo «e non si sa se domani nel pubblico si troveranno le risposte ai bisogni di salute» chiude Menegazzi. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia