Mestre piange Billy, Don Chisciotte dei libri

Il Don Chisciotte dei libri di Mestre, che ha formato il gusto letterario di generazioni di donne e uomini, se ne è andato la scorsa notte in silenzio, dopo un ictus. Billy, all’anagrafe Luigi Lamarmora, classe 1947, lega il suo nome alla libreria d’essai “Don Chisciotte”. La prima sede fu in via San Girolamo. Poi il trasloco in via Brenta Vecchia per un’attività che nel 2017 ha festeggiato vent’anni di attività. Lamarmora era un libraio vero: credeva nei piccoli editori, non si era fatto ammaliare da internet e i best seller non li amava. Aveva preferito aprire agli incontri tra lettori e scrittori.
Marchigiano, a Venezia era arrivato come studente di lingue con una borsa di studio a Ca’Foscari, dove si laurea con specializzazione in inglese. Nel 1967 iniziò a lavorare alla Cafoscarina di Venezia. Il’68 veneziano lo ha raccontato in un documentario dell’Iveser. Ad inizio anni Ottanta a Mestre apre la libreria “Don Chisciotte”, coinquilina della Federazione del Pci e della Fgci cittadina in via San Girolamo. Luogo di formazione politica prima; poi riferimento letterario cittadino, con i readings. Successivamente trasloca in via Brenta Vecchia. Al suo fianco da sempre la moglie Rachele. «Era un amico vero di autori e lettori», lo ricorda Gianfranco Bettin. «Non so in quanti, certamente tanti, gli dobbiamo dire grazie per la possibilità che ci ha dato, nei nostri anni giovanili e squattrinati, di prendere libri a rate, rate molto vaghe nell’entità e nella (nostra) puntualità. Tutti quei libri, che abbiamo in casa, ce lo ricorderanno a lungo», dice Bettin definendolo un «Don Chisciotte tenace e non sconfitto, fiero del suo ruolo, ammirevole». Lo ricorda lo scrittore Roberto Ferrucci: «Ogni sera, durante l’università, tornando da Venezia, avevo un appuntamento fisso: passare alla Libreria Don Chisciotte. Ho conosciuto là dentro Daniele Del Giudice, un’altra volta Pietro Ingrao. Lì è nata l’amicizia con Bettin. Tanto di quel che sono oggi, lo devo a Billy e a Rachele, la sua compagna. Billy, in quegli anni, ha composto la mappa di gran parte della mia libreria e del mio immaginario culturale e letterario. Credo che tanti, come me, gli debbano moltissimo». Il deputato Nicola Pellicani: «La sua libreria è riuscita a sopravvivere alla crisi dell’editoria e all’invasione dei centri commerciali, grazie al fatto che i libri non solo li vendeva, ma li leggeva. Riusciva a trasmettere il gusto per la lettura. La libreria era il luogo dove chiacchierare su un autore oppure di cultura e politica». –
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