Mestre, Le scuole del quartiere Piave alla sfida dell’integrazione

MESTRE. Primo giorno di scuola ieri mattina per 98.627 studenti veneziani di ogni ordine e grado: il quartiere Piave deve confrontarsi con un alto numero di alunni stranieri, specialmente alle scuole elementari e medie. Un banco di prova che entrerà nel vivo nei prossimi mesi sulla scorta dell’accordo con la Prefettura che mette dei paletti da rispettare per gradi. Nel cortile della scuola Battisti di via Cavallotti alle 9 di mattina, la maggior parte erano bimbi della comunità bengalese, stessa cosa alla Silvio Pellico.
«Il problema nelle scuole che fanno parte del comprensivo Giulio Cesare», spiega la dirigente uscente, Rachele Scandella «è che in questi plessi la matrice straniera è monoetnica e sono le famiglie bengalesi stesse ad essere contrarie. Se la classe è composta da diverse etnie, l’integrazione è un processo naturale, ma se ci sono 19 bimbi bengalesi e un italiano, la cosa cambia. Sono le stesse mamme bengalesi che chiedono che ci siano classi miste e che ci hanno chiesto di cambiare classe ai figli. Altrimenti se i negozi sono bengalesi, in famiglia si parla bengalese, a scuola anche ai giardinetti pure, va da sé che non si impara la lingua. Proprio alla Pellico non era stata attivata una classe prima perché si erano iscritti solo bengalesi: dei 39 in uscita dalla scuola dell’infanzia, 14 si sono iscritti alla primaria al piano sopra, gli altri non volevano proseguire per questo motivo, l’inclusione non passa solo per la lingua ma dalla comunità». Prosegue: «Si tratta di un cambiamento che necessita di tempo, io stessa quando venivano mamme a parlare col volto coperto chiedevo di farmi vedere il viso e lo hanno sempre fatto volentieri, col sorriso, ma serve un processo comunitario». Conclude: «Se il numero di stranieri di una sola comunità è così elevato è conseguenza di un mancato governo sociale della città che riguarda politiche abitative, commerciali, licenze, il problema non lo può risolvere la scuola da sola, ma tutti assieme con il Comune». Enrica Bojan è la nuova reggente del comprensivo Giulio Cesare, che si divide tra Padova e Mestre. «E’ un impegno gravosissimo per la complessità di tutte e due le scuole», spiega. «Abbiamo contenuto le iscrizioni, messo gli insegnanti nelle condizioni di formare le classi, si tratta di una problematica in carico da tempo e i numeri sono monitorati dalla Prefettura: ci sono docenti bravissimi, che hanno a cuore l’integrazione dei bimbi e che gestiscono la situazione in maniera esemplare grazie a progetti di accoglienza». «Sulla scorta del protocollo firmato in Prefettura a febbraio e dell’incontro di due settimane fa», spiega l’assessore alle Politiche sociali Simone Venturini, «il Comune ha messo a disposizione un servizio di mediazione culturale, moduli di iscrizione in varie lingue, attiva bandi, trasporti, facilita l’accesso a finanziamenti. Alla scuola compete il compito di portare il tetto di stranieri via via a scendere fino ad arrivare al 40 per cento e poi al 30, certo non subito, è un processo che richiede tempo. Il vero banco di prova sono le iscrizioni in corso d’anno e le modalità con cui le scuole assieme all’Ufficio scolastico si organizzeranno nei prossimi mesi per gestire le future iscrizioni e non farsi trovare impreparati ma pronti a smistarle e distribuire i bambini». —
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