Canonica presa di mira dai ladri a Mestre, il parroco: «Intrusione pianificata»
E’ accaduto al rione Pertini. Don Gilberto Sabbadin: «Manomessa la videosorveglianza. Servono controlli e un presidio sano del quartiere»

Hanno agito in piena notte, quella tra giovedì e venerdì, alle 3. 40. Erano più d’uno, sapevano dove andare a colpire e si erano preparati, mediante appostamenti precedenti. Hanno messo fuori uso le telecamere di videosorveglianza, in modo da non farsi riprendere, poi con gli strumenti adatti hanno smontato la grata installata proprio per non far entrare malviventi e neutralizzare i furti. Ma sono stati alla fine bloccati dal sistema di allarme, che ha iniziato a suonare all’impazzata, mettendoli in fuga.
Siamo nella canonica del Corpus Domini, in Rione Pertini, che si trova in via Gagliardi, presidio del quartiere. All’interno, non c’era nulla da portare via, perché dopo l’intrusione avvenuta nel 2022, il parroco ben si guarda, come tutti gli altri suoi colleghi, da lasciare denaro in vista. E non ci sono neppure oggetti di valore.
«Quello che mi ha più impressionato» racconta don Gilberto Sabbadin «è la sproporzione di questo furto andato male rispetto alla preparazione che c’è stata e a una pianificazione certamente impegnativa e studiata nel dettaglio. Anche in termini di lavoro (arrampicarsi per manomettere le telecamere, staccare l’inferriata con strumenti appositi) rispetto a quanto avrebbero potuto trovare e dunque alle aspettative».
Insomma, una canonica non è certo una gioielleria. «Per questo mi viene persino da pensare che possa essere un atto provocatorio».
Tra l’altro – fa notare il sacerdote – ci sono anche i cartelli per avvisare che si tratta di un’area sottoposta a videosorveglianza.
A che pro tentare un simile piano?
«Sono entrati da un lato che si trova in una zona d’ombra e tra l’altro la canonica è in una posizione isolata». Il parroco si dice seriamente preoccupato, oltre che amareggiato per via del gesto.
«La parrocchia è patrimonio di tutti, siamo impegnati ad aiutare le persone, per questo dispiace ancora di più che ci sia stata la volontà di prendere di mira proprio noi. Ci piacerebbe tenere aperti i cancelli, ma in questo modo siamo costretti a chiudere anziché aprire».
Il sacerdote ha provveduto ad aggiustare le telecamere e rinforzare le inferiate. «In quartiere c’è un preoccupante abusivismo, un degrado visibile e soprattutto una fetta di persone le quali pensano che si possa agire indisturbati. Penso ai furti nei parcheggi, non appena c’è un’auto diversa, sembra che qualcuno lo venga a sapere e quella macchina viene aperta, i vetri dei finestrini rotti per rubare qualcosa. Penso all’occupazione delle case, ai furti nelle abitazioni, ai tentativi di truffe agli anziani che avvengono in quartiere. Sembra quasi ci sia un presidio, in negativo, che controlla il quartiere e pensa di poterlo gestire a proprio tornaconto. Le persone non si sentono libere di girare specialmente in alcune zone che per conformazione favoriscono eventuali episodi spiacevoli».
Cosa che al parroco non va giù. «Servono più controlli, bisogna impegnarsi per vivere il quartiere, invertire la tendenza, eliminare il degrado e la mancanza di decoro, infine ripristinare un presidio sano della comunità».
Il parroco ha incassato la solidarietà della comunità e delle parrocchie contermini.
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