Caldaie, frigoriferi, forni e televisori ko: a Mestre famiglie in difficoltà dopo il blackout

Sbalzi di tensione per il cavo tranciato al cantiere della Casa di Comunità di via Cappuccina. La ditta Taschin: «Già attivata l’assicurazione».

Francesco Furlan
Il cantiere della Casa di Comunità di Mestre
Il cantiere della Casa di Comunità di Mestre

In via Aleardi la fattura per la nuova scheda elettronica della caldaia è una doccia fredda: 400 euro.

«E le dico che mi è andata pure bene: la mi vicina di pianerottolo, che ha una caldaia più vecchia, ne ha dovuti sborsare 600 per rimetterla in funzione». Ma almeno il riscaldamento è tornato a funzionare.

Nella notte tra venerdì e sabato ognuno si è arrangiato come poteva: strati di coperte e sacchi a pelo per chi in casa non ha una pompa di calore e non è riuscito a rimediare neppure una stufetta.

Nella palazzina all’incrocio tra via Gozzi e via Cappuccina, otto appartamenti di cui due affittacamere, la gentile signora russa in vestaglia che abita al primo piano ha il frigorifero pieno anche se non è andata a fare la spesa.

«Ai miei vicini è partito il frigorifero e non sapevano dove mettere le cose, tra vicini ci si aiuta o no? Io, dopo il primo blackout, ho staccato tutte le spine e mi sono salvata ma loro no. Li aiuterò anche per doccia, cosa dobbiamo fare?».

Piccoli gesti di ordinaria solidarietà tra vicini nei condomìni a ridosso e soprattutto alle spalle del distretto sanitario di via Cappuccina che, su commissione dell’Usl, la ditta di costruzioni Taschin, di Fossalta di Piave, sta trasformando in Casa di comunità.

Succede che, lavorando, qualche volta si sbaglia. E venerdì mattina, durante la manovra della gru, è stato tranciato un cavo dell’Enel di bassa tensione che attraversa il cantiere dell’edificio nella sua parte Est.

Nei palazzi compresi tra via Gozzi, via Aleardi e via Fogazzaro se ne sono accorti prima per il blackout e poi per gli sbalzi di corrente che, con ogni probabilità, hanno sovraccaricato gli elettrodomestici e li hanno fatti “saltare”.

Scampanellando qua e là, tra un “mi è saltata la caldaia” e “mi è saltato il frigo” par di capire che il poco invidiabile record di elettrodomestici “saltati” spetti a un appartamento di via Gozzi dove, in un colpo solo, gli sbalzi di corrente hanno messo fuori uso il televisore, il frigorifero (comprato due mesi fa), la caldaia, il forno e pure la macchina del caffè.

Ieri mattina i proprietari dell’appartamento erano già alla Sme per risolvere il problema del frigo, in attesa dell’arrivo del tecnico per la caldaia, che per tutti è stata la priorità.

Ieri mattina per trovare, a colpo sicuro, gli appartamento colpiti, bastava seguire i furgoncini bianchi di elettricisti e caldaisti, quelli della Sab di Martellago, per esempio, o della Dc Service di Carpenedo, sempre in via Gozzi.

«Siamo stati chiamati dall’amministratore di condominio per le luci comuni delle scale», racconta il tecnico mentre armeggia con la scala. Venerdì mattina, per ripristinare la corrente nella zona isolata, sono intervenuti i tecnici di Enel.

La Taschin Costruzioni si è assunta da subito le proprie responsabilità - altre volte chi si è reso responsabile di incidenti simili ha fatto finto di nulla - e ha comunicato l’incidente all’Usl che non se ne era accorta anche perché l’interruzione di corrente non ha coinvolto la sede distrettuale le cui attività sono proseguite regolarmente.

E adesso, si chiedono le vittime tra le quali molte famiglie bengalesi, chi paga per i disagi e i danni subìti? «Già questa mattina (ieri, ndr) abbiamo informato la nostra assicurazione e aperto la pratica», spiega Andrea Taschin, direttore tecnico dell’azienda nota soprattutto per i cantieri aperti a Jesolo, «e quindi, nell’ambito di quanto previsto dalla polizza, ci rendiamo disponibili a rispondere.

Fino ad ora non abbiamo contezza di quanti episodi ci siano stati perché ancora nessuno ci ha contattato». Anche l’Usl, da parte sua, si è detta disponibile a raccogliere le segnalazioni, documentare, che arriveranno nelle prossime ore.

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