Mestre. Berti, l’azienda fallita e salvata dagli operai sarà cancellata dalla bretella aeroportuale

Primo incontro tra il Comune e gli operai per cercare una sede alternativa. Boraso: «La continuità va garantita»

MESTRE. 

Non solo casoni del primo Novecento, riserve paesaggistiche e ville immerse nel verde. La bretella ferroviaria di collegamento tra il tracciato storico della ferrovia Venezia-Trieste e l’Aeroporto Marco Polo, passa esattamente in mezzo alla Berti Serramenti Slc (società cooperativa lavoratori), eccellenza del territorio, ditta riacquistata dai dipendenti dopo il fallimento e oggi una realtà nuovamente competitiva nel mercato, nonostante le difficoltà del lockdown e la cassa integrazione. La Berti lo ha scoperto da poco, perché il tracciato che emerge come un puzzle spulciando tra le migliaia di pagine di documentazione che sono state depositate da Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), riserva ogni giorno sorprese.

L’opera vale 425 milioni di euro frutto del nuovo contratto di programma 2017-2021 siglato da Ministero e Rfi. Stefano Zambon, al vertice dell’azienda, conferma che il tracciato passa proprio sopra la Berti, che verrebbe demolita. «Stiamo lavorando con il comune e gli assessori per far si che vengano assicurati i posti di lavoro e la continuità dell’azienda», spiega. Per ora è tutto quello che si sa. «Il tracciato passa per la Berti», conferma l’assessore alla Mobilità, Renato Boraso «mercoledì ho incontrato i lavoratori, adesso eseguiremo un approfondimento con il sindaco, per capire come agire a tutela di questa azienda nata mediante un grosso sforzo, che ha attraversato mille difficoltà non da ultimo il Covid. E’ necessario trovare una collocazione ma soprattutto la cooperativa deve essere risarcita e mi sembra che Rfi, in questo senso, si sia detto disponibile».

Ragiona: «Il progetto è troppo impattante, perché prevede la demolizione della Berti, il problema del Quadrante, la cancellazione del borgo di Litomarino e la questione delle abitazioni intrappolate di Borgo Costa. Ho chiesto, per questo, di spostare il tracciato a Nord, Rfi ha risposto di procedere con le osservazioni che poi discuterà con il ministero alle infrastrutture».

Nei giorni scorsi un’assemblea a Dese, in parrocchia, per iniziare a sviscerare i problemi maggiori, altri incontri sono in scaletta la prossima settimana e si ingrossa anche la fila degli avvocati in campo. La ferrovia spazzerà via tutto il borgo di Ca’ Litomarino, uno dei pezzi di città rimasti vergini, che ancora porta i segni di un paesaggio rurale antico. Tra i 23 edifici che saranno demoliti, 6 di questi sono storici e due sono addirittura codificati. La bretella farà strike del sito di pregio ambientale, buttando giù tutti gli edifici. E’ previsto, inoltre, un viadotto di 180 metri sopra il fiume Dese che racchiude come un’ansa il borgo, un ponte che corre parallelo a cento metri dalla bretella autostradale esistente.

Il tutto si traduce nella totale eliminazione dell’ambiente: vegetazione a parco e alberi secolari. In tanti comitati, gruppi, associazioni stanno producendo osservazioni: tra di loro anche il comitato di Tessera capitanato da Cesare Rossi, e molti altri che giudicano la ferrovia un’opera non necessaria, specialmente oggi. —

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