Maxi evasione, due milioni da pagare

Marcon. Imprenditore patteggia sei mesi, poi trasformati in un’altra sanzione complessiva di 60 mila euro
Di Carlo Mion

MARCON. Era finito all’onore della cronache quattro anni fa perché il suo nome era stato trovato nella famosa lista Pessina. Una lista di evasori sequestrata dalla Guardia di Finanza di Milano all’omonimo avvocato. Due giorni fa Renzo Rossi, titolare dell’omonima impresa edile di Marcon, ha chiuso i conti con la giustizia. La Procura di Venezia gli chiedeva di rispondere sul fatto che aveva portato in Svizzera ben 20 milioni di euro e di nascosto. Ha patteggiato poco più di sei mesi di pena, trasformati in diecimila euro da pagare al Tribunale. Ma per poter arrivare a questa “transazione” ha versato anche altri 50 mila euro. È la prima volta che in Tribunale a Venezia si applica questa formula per consentire la trasformazione della pena in denaro per questo tipo di reato. In sostanza lo Stato accetta la trasformazione della pena in una multa ma chiede il risarcimento delle spese che ha sostenuto aprendo il procedimento a carico dell’imputato. L’indagine, svolta dai finanzieri del Nucleo Provinciale di Polizia Tributaria di Venezia è stata coordinata dal pm Stefano Ancillotto.

Quando il nome del noto imprenditore viene trovato nella lista la Guardia di Finanza compie un accesso nell’azienda per una verifica fiscale. Ben presto si scopre che la società ha portato in Svizzera la bellezza di 20 milioni di euro, senza dichiarare nemmeno un cent di questo denaro. Alla fine l’imprenditore aderisce al verbale della Guardia di Finanza. In sostanza conferma che tutto quanto accertato dalle Fiamme Gialle è vero. In base alla legge Rossi deve pagare alle casse dell’erario due milioni di euro. Con l’Agenzia delle Entrate trova un accordo sulle modalità della rateizzazione. Ha già versato un milione. Adesso ha chiuso i conti con la giustizia.

Tra i 500 nomi della lista, sequestrata il 18 marzo del 2009 all’aeroporto Malpensa all’avvocato svizzero Fabrizio Pessina, anche quelli di due veneziani.

Si tratta di Alessandro Alessandri, figlio di Pierluigi, i titolari della «Sacaim» (Società per azioni cementi armati ingegner Mantelli), una delle 50 maggiori ditte edili italiane e impegnata a Venezia in numerosissimi interventi importanti dal People Mover al restauro di palazzo Grassi, dalla ricostruzione della Fenice al’ampliamento del «Marco Polo». E c’era appunto il titolare della «Rossi Renzo Costruzioni» con sede a Marcon.

E partendo dalla lista di nomi sequestrata all’avvocato Pessina - clienti che il legale avrebbe aiutato ad aggirare l’erario - che la Guardia di finanza di Milano ha effettuato perquisizioni e sequestri in un ottantina di società sparse in tutta Italia, dalla Lombardia alla Puglia, dal Veneto alla Campania, fino alla Romagna e alla Sardegna. In Veneto sono state una quarantina le perquisizioni: tre a Venezia (oltre alla Sacaim e alla Rossi una società consociata della prima), quattordici a Verona, 13 a Treviso, una a Padova, due a Belluno e sei a Vicenza.

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