Marghera: Vinyls al fallimento, operai senza futuro

Alla Vinyls di Porto Marghera è venuto in visita perfino l’allora ministro Paolo Romani per annunciare ai lavoratori scesi dalla torre del Petrolchimico alta 150 metri, che presto una società finanziaria russo-svizzera (Gita), avrebbe comprato e fatto ripartire la produzione di cloruro di vinile monomero e del pvc. Ma Gita poco dopo si è eclissata, come aveva fatto pochi mesi prima un’altra società finanziaria del ricco stato arabo del Qatar che sembrava essere sul punto di investire a Porto Marghera, ma poi è sparita. Del resto, 4 anni fa nel maggio del 2009, l’imprenditore trevigiano, Fiorenzo Sartor, portò in tribunale i libri contabili di Vinyls Italia, acquisita pochi mesi prima dopo una lunga trattativa dalla multinazionale chimica Ineos che aveva deciso di chiuderlo dopo anni di bilancio in rosso. Pochi mesi dopo l’allora Governo Berlusconi accolse gli appelli delle Istituzioni e dei sindacati dei lavoratori veneziani, secondo i quali era possibile salvare la fabbrica. Tant’è che furono nominati come commissari straordinari gli avvocati veneziani Mauro Pizzigati e Giorgio Simeone, con la missione di trovare nuovi investitori disposti ad acquisire gli impianti del cvm/pvc e far ripartire al più presto visto che in Italia c’erano e non ci sono tutt’ora produttori nazionali di pvc . Quattro anni sono però passati inutilmente, con annunci di salvataggi miracolosi da parte di fantomatici finanziatori russi, arabi, croati e italiani, nessuno dei quali si è mai concretizzato.
Nessun investitore, infatti, ha acquisito gli impianti e riassunto i 140 dipendenti di Vinyls, anzi i debiti di Vinyls invece che calare sono aumentati e in cassa non sono rimasti soldi nemmeno per retribuire i lavoratori che hanno continuato a garantire i presidi di sicurezza degli impianti catalogati dalle direttive europee «pericolosi e a rischio di incidente rilevante».
A nulla sono servite le proroghe dell’amministrazione straordinaria concesse dal tribunale di Venezia. L’ultima è scaduta proprio ieri, 15 maggio, e il tribunale, come annunciato, dovrà procedere al fallimento immediato, salvo il tempo necessario per completare le operazione di svuotamento e demolizione degli impianti. Per i lavoratori la prospettiva è di passare dalla cassa integrazione alla mobilità, ovvero il licenziamento, se non spunterà per loro una alternativa, come la promessa ricollocazione alle dipendenze dell’Oleificio Medio Piave della famiglia Dal Sasso, oppure come dipendenti di Mossi & Ghisolfi (M&G), il gruppo chimico piemontese che aveva scritto al sindaco Orsoni annunciando l’intenzione di investire a Marghera 150 milioni (dei quali 50 finanziati dall’Unione Europea) per la costruzione di un raffineria di carburanti di secondo generazione. M&G era pronto a prendersi una parte delle aree dell’ex Clorosoda (vicine a quelle di Vinyls) che l’Oleificio dovrebbe acquisire per costruire una nuova raffineria di oli vegetali. Ma per quanto se ne sa stanno ancora trattando con Eni che ha messo a disposizione oltre 100 ettari di aree industriali dismesse a Porto Marghera, da cedere ad una società di scopo che Comune e Regione dovrebbero costituire per garantire il loro riutilizzo Il tribunale dovrebbe decidere giovedì della prossima settimana sulla richiesta di proroga dell’amministrazione straordinaria, avanzata da Pizzigati e Simeone, solo per permettere la demolizione degli impianti del cvm/pvc.
«Anch’io voglio capire perché le tre società che si erano impegnate a chiudere la trattativa sulle aree non l’hanno ancora fatto» dice il sindaco Giorgio Orsoni «per questo ho convocato l’Oleificio, M&G ed Eni per venerdì prossimo in Comune. Da loro voglio delle risposte, non si può tergiversare ancora». Dal canto loro i sindacati dei chimici di Cgil, Cisl, Uil veneziane - in attesa della decisione del Tribunale -, dicono di sentirsi «presi in giro dal Comune e dalla Giunta regionale di Luca Zaia» e avvertono che «non possono prevedere come reagiranno i lavoratori di Vinyls» che già in passato hanno effettuato proteste eclatanti, come la scalata della torre più alta del Petrolchimico, i cortei sul ponte della Libertà e perfino l’occupazione simbolica della chiesa della Madonna della Salute e del campanile di San Marco. «Nei prossimi giorni», concludono i sindacati, «saremo pronti a iniziative importanti; già alle prime sedute comunali saremo presenti con tutti i lavoratori».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia