Si fingeva compagno di Felicetto Maniero per minacciare la vicina di casa

Il 54enne di Marghera è accusato di stalking e resistenza a pubblico ufficiale, è stato arrestato. Ai carabinieri ha detto di essere parente del famoso bandito veneziano Kociss. Resterà in carcere

Roberta De Rossi
Marghera, si fingeva compagno di Maniero per minacciare la vicina
Marghera, si fingeva compagno di Maniero per minacciare la vicina

Prima un crescendo di insulti, angherie, minacce di morte che si sono susseguite per anni - dal 2020 al 2025, un tempo lunghissimo - contro la sua vicina di casa, rovinandole la vita.

Poi quando lei, sfinita, ha chiamato i carabinieri, lui non solo ha continuato a minacciarla di morte anche davanti ai militari - «Hai chiamato i carabinieri, ma io ti ammazzo lo stesso....ti ammazzo prima o poi» - ma ha aggredito gli stessi carabinieri che cercavano di riportarlo alla calma, cercando di non essere identificato: «Sono della banda di Felice Maniero....vi faccio saltare in aria....siete pagati da me...morti di fame».

E, ancora - elenca la pubblico ministero Alessia Tavarnesi nel capo d’accusa - «io ne ho uccisi 16 di carabinieri...ero compagno di Felice Maniero e vi farò pagare voi e quella che vi ga chiamato, vi faccio saltare in aria la caserma». E insulti su insulti, minacce su minacce, contro la donna che ha stolkerizzato per anni e contro i militari.

È accaduto giovedì 27 febbraio, in un condominio di Marghera.

Ieri l’uomo, dopo una notte in cella di sicurezza, è stato portato davanti al giudice Marco Bertolo per il processo per direttissima e la convalida dell’arresto per stalking e per resistenza pubblico ufficiale.

Per la prima accusa, il giudice non ha convalidato l’arresto, non essendo avvenuto in flagranza di reato; mentre il la convalida dell’arresto è arrivata per la resistenza. Il giudice ha anche accolto la richiesta di misure cautelari in carcere avanzata dal pm Riccardo Palma.

Il giudice ha riconosciuto la pericolosità dell’uomo e ha così disposto il suo trasferimento a Santa Maria Maggiore, in attesa del processo.

Tanto più che in aula lo “show” era proseguito, con il 54enne che ha preso la parola per ricordare che lui era «parente di Kociss», il “bandito” più famoso nella storia recente veneziana, protagonista di rapine e furti ai danni dei “ricchi”, banche e banchi di pegno, senza colpo ferire e distribuendo poi parte del bottino tra le famiglie più povere: Silvano Maistrello “Kociss” venne ucciso da un poliziotto il 12 maggio 1978, a 29 anni, con due pallottole al fianco, mentre scappava a bordo di un barchino nei pressi di San Giovanni e Paolo dopo l'ennesima rapina.

Era armato, ma non sparò un colpo, come mai aveva fatto.

Quella raccontata ieri in un’aula del Tribunale di Venezia è tutta un’altra storia. Quella di un uomo accusato di aver aggredito verbalmente e fisicamente la sua vicina di casa, fino a cercare di farla cadere dalle scale - questa perlomeno è l’accusa mossa dalla Procura - arrivando un giorno a minacciarla puntandole contro una pistola, che poi si rivelò essere una scacciacani.

E poi i rumori forti per disturbarla quando lei era in casa, «battendo sul muro fino a farle cadere suppellettili dai mobili» o buttandole via tutta la biancheria stesa. «Comportamenti», scrive la pm, «che inducevano nella persona offesa costante timore e uno stato di perdurante frustrazione».

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