Manca è uscito dal carcere starà in comunità a Rimini

RIVIERA DEL BRENTA. Nel suo curriculum criminale, anche la complicità nell’omicidio dei fratelli Rizzi per mano della Mala del Brenta. Dietro le sbarre ha trascorso - non continuativamente - 33 dei suoi 63 anni. L’ultima detenzione, nel penitenziario di Rimini, è stata per la falsa rapina al furgone portavalori di Torri di Quartesolo (Vicenza) avvenuta il 20 luglio 2011: l’accusa a suo carico era di concorso in peculato.
Per Manca le porte che dal carcere lo hanno portato alla libertà si sono riaperte ieri, dopo che al suo avvocato Claudio Beltrame è stato notificato il dispositivo del tribunale di sorveglianza di Bologna. Il residuo di pena, circa tre anni, sarà scontato dall’ex malavitoso della Mala del Brenta nella stessa comunità di Rimini dove stava scontando gli arresti domiciliari prima della carcerazione. I giudici bolognesi hanno infatti accolto l’istanza di affidamento in prova per Giampaolo Manca, dopo che nei giorni scorsi il pubblico ministero aveva dato il proprio parere favorevole. «Ora insegnerà ai giovani che arriveranno nella sua stessa comunità a non commettere i suoi stessi errori», spiega l’avvocato Beltrame, «Il tribunale ha deciso di dare una possibilità a Manca, che ha saldato i propri conti con la giustizia». «Ciò che è certo», precisa il legale, «è che Manca non ha alcuna intenzione di tornare in Veneto. Nella comunità di Rimini si trova bene, si è integrato, la sua vita ormai è là».
Processi pendenti, Manca non ne ha più: l’ultimo si è chiuso a metà luglio con una assoluzione per un episodio di estorsione. Secondo l’accusa, il pregiudicato aveva agito assieme a tre complici, ai danni di Roberto Laggia, ex croupier al tempo titolare della vetreria di Murano “Nuova Venezia srl”. Stando alla Procura, Manca aveva mostrato due proiettili all’imprenditore, dicendogli che se non avesse consegnato migliaia di euro quei colpi sarebbero stati per lui, per il figlio o il padre. A sostenere l’accusa, la testimonianza del pregiudicato Alessandro Duse che si era auto accusato, facendo anche i nomi dei complici. Manca, dal canto suo, aveva sempre negato ogni addebito, sostenendo di aver solamente chiesto a Laggia la restituzione di una parte di un prestito consistente che gli avrebbe fatto prima di una lunga condanna. E i giudici gli avevano creduto.
Ora tra i progetti dell’ex malavitoso c’è la scrittura di un libro sulla sua vita: i testi sono pronti ma bisogna trovare una casa editrice e Manca conta di poter trovare qualcuno disposto a dare alle stampe le sue memorie. L’altro desiderio è quello di incontrare Papa Francesco, dopo che già qualche anno fa ci aveva provato ma poi il faccia a faccia non c’era stato.
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