Mamma morta a 39 anni, indagati 5 medici
Una banale caduta in casa e la frattura della tibia. L’intervento all’ospedale di Dolo con l’applicazione di una vite sull’osso e, passato un mese, la rimozione della stessa vite dopo che la paziente si era lamentata per il gambaletto del gesso troppo stretto. Tre giorni dopo, la tragedia. Marianna Marino, 39 anni, “mamma a tempo pieno” come amava definirsi, è morta domenica nella sua casa di Veternigo. Per fare luce sul decesso e dare un perché a una morte tanto improvvisa quanto inaspettata, i familiari della giovane donna, attraverso l’avvocato Antonio Cozza di Perugia, hanno presentato un esposto in Procura. L’Usl aveva comunque disposto un riscontro diagnostico. La pm Federica Baccaglini ha iscritto cinque medici dell’Ortopedia di Dolo sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Un atto dovuto in questa fase per consentire ai professionisti, attraverso i propri difensori - gli avvocati Stefano Mirate e Stefano De Checchi - di nominare i consulenti per l’autopsia. Si tratta dei medici che hanno preso in cura la donna nell’ultimo mese, ad eccezione del chirurgo che ha inserito la vite. Gli accertamenti diagnostici fatti prima di rimuovere la vite avrebbero sancito come l’intervento fosse stato fatto regolarmente. I sospetti si concentrano sulla fase successiva alla prima operazione. Anche la famiglia ha nominato un proprio consulente per l’autopsia. Il magistrato ha conferito l’incarico ieri mattina al medico legale Giovanni Cecchetto.
L’autopsia si è svolta nel pomeriggio, alla presenza dei consulenti nominati dalle parti. Il primo esito parla di una embolia polmonare. Ma solo nelle prossime settimane, con gli esiti degli esami istologici, sarà possibile capire quando si è formato l’embolo. «Poteva essere una morte evitabile? Vogliamo capire. Per questo abbiamo fatto l’esposto», spiega l’avvocato Cozza.
In poco più di un mese la vita normale di una famiglia si è trasformata in un incubo. Marianna Marino era caduta in casa il 30 aprile e si era rotta la tibia. Per curare la frattura, gli ortopedici avevano deciso di intervenire con l’inserimento di una vite per aiutare il rinsaldamento dell’osso. La paziente si era presentata a tutte le medicazioni, compresa quella del 3 giugno, durante la quale le era stato sostituito il gambaletto di gesso, come ricostruito nell’esposto dettagliato presentato dalla famiglia.
Il giorno successivo Marianna lamentava che il gambaletto fosse troppo stretto e così era stato sostituito. Il 5 giugno la donna aveva ricevuto la chiamata dall’ospedale che l’indomani sarebbe stata operata in day hospital per la rimozione della vite. “Decorso post operatorio regolare”, si legge nel certificato. Ma il giorno 8 c’era qualcosa che non andava: il tutore le stringeva troppo e Marianna, con l’aiuto dei familiari, era riuscita ad allentarlo. Poche ore dopo, il dramma che ha lasciato tre bambini senza la loro mamma. —
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