«Ma non potrebbe starsene a casetta?»

Il post su Facebook accanto alla foto di un camino rivolto a Liliana Segre. Scatta la denuncia per razzismo e antisemitismo
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - LILIANA SEGRE AL BO
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - LILIANA SEGRE AL BO



Anche un moglianese tra i protagonisti dei messaggi d’odio contro la senatrice a vita Liliana Segre: sarà denunciato per il reato di «propaganda di idee fondate sulla superiorità razziale e sull’odio etnico» previsto dalla legge Reale-Mancino. A dare notizia dell’iniziativa legale, nell’ambito del progetto “Odiare ti costa”, sono gli avvocati dell’associazione “Pensare Sociale”, con sede a Bologna.

Giovedì il profilo Facebook di Maurizio Scoccimarro, anziano residente del quartiere ovest, ha pubblicato, tra i commenti alla notizia della scorta alla senatrice, l’immagine di un caminetto accompagnandola con questa frase: «Ma non potrebbe stare a casetta!». Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, è finita nel mirino di molti commentatori social dopo l’istituzione di una commissione parlamentare per la “supervisione e controllo di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”. Alle divisioni politiche emerse con l’astensione del centrodestra, in Parlamento, hanno fatto seguito feroci dibattiti sui social. Il tenore e la quantità dei commenti contro una delle ultime testimoni dirette della Shoah italiana hanno convinto le autorità ad istituire nei suoi confronti una scorta. Il commento dell’anziano moglianese a questa notizia è balzato all’occhio degli attivisti della campagna “Odiare ti costa”. L’avvocato Cathy La Torre spiega così: «La fattispecie di reato della legge Reale-Mancino si configura in situazioni rarissime, in questo caso il commento è stato fatto nel post di una pagina Facebook (quella del sito fanpage. it) che ha una community di 8 milioni di utenti, cosa che rende quel messaggio assimilabile ad una vera e propria propaganda». L’atto formale è già stato redatto e sarà depositato alla Procura di Treviso, all’inizio della prossima settimana. Il principio dell’azione del progetto “Odiare ti Costa” è molto semplice: contrastare la diffusione di messaggi d’odio nei social, troppo spesso impuniti, attraverso gli strumenti normativi esistenti, che prevedono pene severe non solo pecuniare, per chi diffama e diffonde idee razziste.

Maurizio Scoccimarro è uno dei tanti “haters” che si trova a fare i conti con la giustizia. Ex dirigente d’albergo della Ciga Hotels, padre di due figli, vedovo, è una figura nota in quartiere, molto appassionato di animali e del suo cagnolino. La sua caduta di stile è difficilmente commentabile: «Perché “invitare” una donna ebrea di 90 anni a “tornare a casa” allegando la foto di un camino?» scrive l’avvocato Cathy La Torre, «ricordare a un’ex bambina che a 13 anni, innocente, per quel camino non ci è passata, come altre milioni di persone, solo per caso, e perché ha saputo resistere e sopravvivere alla fame, al freddo, alle umiliazioni, allo sfruttamento più estremo? perché augurarle di “tornare” in un camino?». —



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