Lutto nell’arte veneziana addio a Mario Guadagnino

Lutto nel mondo dell’arte veneziana. Si è spento in questi giorni, all’età di 86 anni Mario Guadagnino, valente incisore - oltre che pittore - e a lungo docente dell’Accademia di Belle arti di Venezia, avendo prima insegnanti come Guido Cadorin e Cesco Magnolato, poi in più fasi come docente d’incisione, fino al 2000.Guadagnino è stato una delle presenze più vive e interessanti sulla scena della grafica d’arte a Venezia, caratterizzata dall’importante attività di ricerca dell’Associazione Incisori Veneti.

«Adepto in particolare dell’acquaforte e dell’acquatinta - scrive la storica dell’arte Srefania Portinari - pur professando nella propria pratica incisoria una stretta fedeltà all’impiego del bianco e nero, ha caratterizzato il suo laboratorio all’Accademia per la grande liberalità verso l’utilizzo del colore», elemento questo visto con sospetto tra i fautori delle tendenze più tradizionali nel mondo della stampa, fedeli da sempre al più austero e classico bianco e nero.

Il suo anticonformismo e la sua ampiezza di vedute in fatto di sperimentazione tecnica e libertà fantastica sono dimostrati anche dalle carriere dei suoi studenti, alcuni dei quali divenuti in seguito a loro volta docenti d’Accademia, come Diana Ferrara e Onorina Frazzi.

Guadagnino aveva segnalato le sue notevoli qualità artistiche fin dal 1959, alla 47a Mostra collettiva della Bevilacqua La Masa, dove aveva beneficiato del premio acquisto per la sua incisione Suonatore di violoncello, e alla successiva, del 1960, con Testa di pescatore; aveva ottenuto poi alla 50a, nel 1962, il secondo premio con le incisioni Valle da pesca, Paesaggio sardo e Tempesta in laguna.

Il primo premio lo ebbe alla 51a, nel 1961, con un Gesù Cristo alla colonna, inizio di una serie pensata in chiave di commento alla situazione sociale contemporanea, rilettura attualizzata della figurazione di Ensor.

Alla collettiva del 1964, aveva portato invece dei dipinti (due Cristi derisi e un Cristo che caccia i mercanti dal Tempio) e dei disegni (un altro Cristo deriso e due elementi di un trittico in cui si scagliava contro l’avidità umana).

Alla 54a edizione del 1966, gli era stato conferito il secondo premio ex aequo con Nino Ovan, proprio per la pittura. Attento osservatore dei fenomeni sociali, ne coglieva gli squilibri e con ironia ne metteva in mostra gli aspetti più sconvolgenti. —

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