Luca Vezzà condannato per corruzione
Due anni e due mesi di reclusione al geometra Luca Vezzà, il tecnico della Commissione regionale di Salvaguardia finito sul banco degli imputati nell’ambito dell’inchiesta sulle mazzette in cambio di favori nelle pratiche edilizie. Così ha deciso ieri il Tribunale presieduto da Stefano Manduzio, accogliendo in pratica le richiesta del pubbloico ministeri Paola Tonini che aveva chiesto una condanna di due anni e tre mesi di reclusione per corruzione.
Il difensore dell'imputato, l'avvocato Alessandro Doglioni, nella scorsa udienza riservata all’arringa si era invece battuto per l'assoluzione. Oltre ai due anni e due mesi di carcere (senza condizionale), Vezzà è stato condannato all’interdizione dai pubblici uffici. Un verdetto pesante per il geometra che ha scelto il rito ordinario.
Il geometra era finito nei guai con l’accusa di aver favorito le pratiche edilizie di Antonio Bertoncello in cambio di utilità economiche. «Vezzà», aveva sostenuto la Tonini al termine della sua requisitoria «ha costantemente e continuamente violato le norme etiche alle quali deve attenersi un pubblico ufficiale e anche le regole sociali. Ha sistematicamente tenuto rapporti con Bertoncello per ottenere vantaggi in cambio di favori».
Il pm, nella sua requistoria, aveva puntato il dito soprattutto sull'acquisto di un appartamento che Vezzà ha fatto assieme a Bertoncello e al geometra del Comune Rudy Zanella, che ha già patteggiato la pena. Il professionista del Lido, aveva spiegato in aula la rappresentante della Procura, non aveva certo bisogno dei soldi dei due impiegati per acquistare un immobile, avrebbe potuto comperarlo da solo, anche perché sarebbe stato lui ad interessarsi di tutto, di trovarlo, di restaurarlo e di rivenderlo guadagnando migliaia di euro nel giro di un anno ma aveva fatto entrare nell'affare Vezzà e Zanella. «In questo modo» aveva consluso la Tonini «cementa i legami illegittimi con i due pubblici ufficiali».
Il pm aveva inoltre spiegato anche il motivo della intestazione fittizia dell'immobile, che risulta di Bertoncello, della moglie di Zanella per il geometra del Comune e della moglie di Bertoncello per conto di Vezzà. «Tutto questo» aveva spiegato ancora la Tonini «perché c'era l'interesse a coprire l'acquisto per non creare sospetti, per non mettere in piazza i rapporti con Bertoncello dei due, che non volevano comparire».
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