«Lotta al moto ondoso con nuovi scafi e carene»
Scarpa e Serena: «Contrastare la velocità non basta, non vogliamo una città lenta bisogna recuperare le conoscenze e sostituire la flotta, dando lavoro ai cantieri»

Venezia senza onde. Ma non deve diventare una città lenta. Non basta la guerra alla velocità. Servono anche azioni di lungo respiro, come la trasformazione di scafi e carene, cominciando dalle imbarcazioni di servizio pubblico. È la proposta lanciata ieri dai due consiglieri del Gruppo Misto Renzo Scarpa e Ottavio Serena. «Del blitz mediatico di Ferragosto del sindaco Brugnaro», scrivono, «non tutto può essere considerato propaganda».
«Bisogna dargli atto», proseguono, «di aver affrontato con grande determinazione e furbizia l’emergenza moto ondoso, così come bisogna riconoscere il grande sforzo messo in campo da Capitaneria di porto, vigili, Carabinieri, polizia e Guardia di Finanza».
Ma la lotta a chi non rispetta i limiti non basta. La conseguenza, dicono i due consiglieri, non può essere che tutti vanno più piano e i tempi di percorrenza aumentano. «Occorre recuperare il ritardo tecnologico, pensando che il segreto vincente della flotta della Serenissima era proprio la velocità delle proprie galee».
Come fare? Sono finiti nel cestino i tanti studi pensati negli anni Ottanta. L’allora assessore ai Servizi pubblici Sergio Vazzoler, ingegnere del Cnr, aveva avviato una nuova politica.
Commissionato alla Vasca navale di Trieste test e studi sulle carene delle imbarcazioni presenti in laguna. Ne era uscita una verità rivoluzionaria. Ci sono barche che se costruite bene fanno meno onde delle altre. I catamarani, ad esempio. Con il prototipo costruito dal grande Nino Giuponi e mai utilizzato. Oppure motoscafi più leggeri, con i pesi distribuiti diversamente e motori meno potenti.
Ma non si era fatto nulla.
Deregulation
assoluta. Fino alla costruzione di vere portaerei, barconi in metallo e lancioni turistici con la prua quadrata, imbarcazioni per turisti adatte al mare ma non alla laguna, che producono onde altissime anche quando vanno piano.
Nessuno ha mai affrontato seriamente il problema. Ogni autorità con giurisdizione sulle acque (Comune, Provincia, Magistrato alle Acque, Capitaneria) impone limiti teorici. In chilometri e non in miglia, senza differenziare fra le stazze.
In autostrada ad esempio il limite per le auto (130) è superiore a quello dei Tir (90-110). In laguna invece chi fa più onde può anche andare più forte. 11 chilometri i limiti per i vaporetti, 7 per i taxi, cinque per le barchette. In laguna aperta 20 chilometri l’ora, limite per cui gli scafi possono produrre più onde che a 30, quando planano. Adesso il tema viene nuovamente sollevato da Scarpa e Serena. «Ripensando le carene a cominciare da i motoscafi pubblici – anche il sindaco ha una lancia con motore da 100 cavalli – si potrebbe dar lavoro ai cantieri veneziani. E recuperare una tradizione antica oggi dimenticata».
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