L’olio esausto raccolto da Hera per la bioraffineria dell’Eni

Evitare che l’olio vegetale di uso domestico esausto finisca nelle acque di scarico e nelle falde acquifere che alimentano gli acquedotti e utilizzarlo, invece, per produrre biocarburanti che emettono minori quantità di inquinanti in atmosfera. L’olio esausto raccolto negli appositi contenitori proverrà da ben 330 comuni, che contano un totale di 4,3 milioni di abitanti – in Emilia Romagna, Friuli, Marche e Veneto (Padova) – finirà nella raffineria Eni di Porto Marghera, sostituendolo progressivamente all’olio di palma certificato attualmente utilizzato. L’olio di frittura e altre cotture esausto servirà a incrementare la produzione di olio vegetale idrotrattato (Hvo) come “biocomponente” da miscelare con il gasolio per ottenere biodiesel. Lo prevede l’accordo di “economia circolare” sottoscritto pochi giorni fa da Eni e dal Gruppo Hera, in base al quale 1.500 tonnellate di oli vegetali esausti trovano una nuova vita, evitando, almeno in parte, il ricorso al carburante di origine fossile. Secondo il Conoe (il Consorzio che controlla la filiera degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti) l’accordo Eni-Hera comporterà una «riduzione di emissioni in atmosfera di quasi 4.500 tonnellate di anidride carbonica equivalente». Nel 2014 a Venezia è stata avviata la prima bioraffineria al mondo riconvertita da raffineria tradizionale grazie a un brevetto proprietario: nel 2019 la carica della bioraffineria a Porto Marghera è stata costituita dal 25% circa di cariche alternative all’olio di palma, con punte fino al 50%, per la maggior parte costituite da oli vegetali usati e di frittura, ma anche cariche di tipo “advanced” ai sensi della Direttiva europea Red, paste saponose, altri residui e grassi animali.
Nella bioraffineria di Venezia attualmente di utilizzano circa il 50% degli oli alimentari usati disponibili in Italia (Venezia compresa), grazie ad accordi con Consorzi e municipalizzate che si occupano della raccolta dei rifiuti urbani. Nel giugno 2018 nella raffineria veneziana, riconvertita alla produzione di biodiesel, è stato avviato un impianto di purificazione che consente di lavorare oli vegetali grezzi pre-trattati e produrre biodiesl con una tecnologia brevettata da Eni. Dal 2024, Eni prevede il potenziamento della capacità di lavorazione della bio-raffineria fino a 560 mila tonnellate all’anno con una produzione complessiva di bio-diesel che arriverà a circa 420 mila tonnellate all’anno. La spesa complessiva di Eni per la bioraffineria è pari a 500 milioni di euro, inclusa la ricerca e altri costi, con l’occupazione attualmente di circa 200 persone e oltre 200 persone di indotto. —
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