Lite legale tra commercialisti pignorati quasi 100 mila euro
VENEZIA. Compagni di studio per vent’anni e ora divisi da una accesa battaglia legale privata, che è arrivata - di riflesso - sino alle casse della Fondazione di Venezia.Nei giorni scorsi, l’avvocato...
VENEZIA. Compagni di studio per vent’anni e ora divisi da una accesa battaglia legale privata, che è arrivata - di riflesso - sino alle casse della Fondazione di Venezia.
Nei giorni scorsi, l’avvocato Filippo Battistelli ha notificato un atto di pignoramento per oltre 95 mila euro sui compensi del commercialista Giampietro Brunello quale presidente della Fondazione, a favore di un altro noto commercialista veneziano, l’ex socio Giovanni Loi.
Al centro del contendere, un credito vantato da Loi quando il sodalizio professionale si ruppe due anni fa e che Brunello contesta radicalmente. Posizioni opposte: nel 2015 in 12 lasciarono lo studio professionale e in due hanno scelto la strada legale.
Oggi è in programma l’udienza davanti al giudice che dovrà stabilire chi abbia ragione, ma nel frattempo sabato è arrivato l’atto di “pignoramento di crediti presso terzi” per quasi 100 mila euro, tra somma rivendicata, interessi e spese legali. Una causa privata, che è così arrivata a coinvolgere la Fondazione di Venezia. Ad agosto, in attesa della decisione di merito, il Tribunale aveva autorizzato la provvisoria esecutività di un decreto ingiuntivo a carico di Brunello, che però l’ha impugnato. Così l’avvocato di Loi è passato all’incasso indiretto, pignorando i compensi di Brunello come presidente della Fondazione. «Ho sperato a lungo che questa triste vicenda si risolvesse diversamente, con il pagamento di quanto mi spetta», commenta Loi, «ma purtroppo non mi è rimasto che procedere con il pignoramento. Mi spiace molto che si sia arrivati a tanto, dopo 20 anni di collaborazione». Stesse parole amare - ma di senso opposto - da parte di Brunello, che ricevuto l’atto di pignoramento ha subito scritto ai consiglieri della Fondazione, per spiegare quanto avvenuto «con senso di assoluta trasparenza» e per ribadire che si tratta di una vicenda privata che «esula completamente la vita dell’ente». «Questo debito non esiste e per questo ho impugnato il provvedimento», spiega al telefono Brunello, «qualcuno ha voluto alzare un polverone in vista dell’udienza. C’è molta amarezza, anche perché riguarda persone che ho preso in studio quand’erano praticanti».
(r.d.r.)
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