Linetti in pensione, il Mose è senza regia «Chissà se il nuovo avrà le stesse capacità»
Una lettera di poche righe inviata a tutti i dipendenti. E una grande amarezza per non aver visto concretizzati i risultati del suo lavoro. L’ingegnere Roberto Linetti, da tre anni provveditore alle Opere pubbliche del Veneto, ha cessato l’attività. Allo scoccare del 65esimo anno di età se n’è andato in pensione. Lasciando il suo posto vacante nell’ufficio di palazzo Dieci Savi. E una marea di problemi ancora irrisolti. Lui non ne ha mai fatto mistero: la sua speranza era quella di essere utilizzato in un ruolo operativo, vista l’esperienza accumulata, per il completamento del progetto Mose. Ma non è successo. Difficoltà tecniche, incomprensioni e polemiche con gli amministratori straordinari del Consorzio. «Abbiamo messo in campo quello che avevamo», scrive nella sua lettera di commiato, «senza risparmiarci, senza alcun impedimento mentale, retropensieri o interessi personali». «Pur riconoscendo gli scarsi risultati», continua, «credo di aver fatto molto, nella convinzione che tutto doveva essere intentato affinché le questioni tecniche ed amministrative relative al Mose andassero avanti, anche oltre gli stretti schemi burocratici delle leggi di contabilità e i contrasti personali, non cercati, mettendo a disposizione l’esperienza che ho fatto nei 42 anni di lavoro, e soprattutto negli ultimi 20/25 nell’affrontare responsabilità, risolvere questioni, attività e cantieri che pochi funzionari e professionisti in questo paese hanno affrontato». Infine il saluto con tono amaro: «Tutto questo è servito poco, ma verificherete se altri, più o meno giovani, più blasonati, all’interno del Consorzio Venezia Nuova o dello Stato avranno le stesse capacità e la stessa voglia. Vi saluto col cuore e Vi ringrazio per quello che abbiamo fatto».
Adesso Linetti spera in una sorta di «proroga» prevista dalla legge Madia, la ministra del governo Renzi che ne aveva firmato la nomina nel novembre del 2016. In attesa dell’arrivo del suo successore si potrebbe evitare così l’ennesima interruzione dei lavori e nuovi ritardi nella conclusione dell’opera, il cui confine continua ad allontanarsi.
La rapida soluzione della crisi di governo potrebbe ora aiutare. Fatto sta che nell’ultimo mese la paralisi è stata quasi completa. Non è mai arrivato in laguna il commissario previsto dalla legge «Sblocca cantieri», fortemente voluta dalla Lega.
Il colonnello dei carabinieri Gaetano De Stefano, responsabile dei progetti di valorizzazione del Demanio militare, era stato indicato dal ministro Danilo Toninelli a fine luglio, ottenendo anche un via libera – pur senza entusiasmo – del presidente della Regione Luca Zaia. Ma il decreto non è mai stato firmato dal presidente del Consiglio Conte.
Niente commissario, dunque. Le prove di sollevamento delle paratoie alle bocche vanno avanti, mentre altri interventi sono fermi.
E adesso si attende la nomina del successore di Linetti. Il ministro deve per legge pescare fra i dirigenti di prima fascia del ministero. In pista ci sono il dirigente dell’Ufficio contratti del Provveditorato Francesco Sorrentino e l’attuale vice di Linetti Cinzia Zincone. Più difficile la nomina di Fabio Riva, già dirigente dell’Ufficio Salvaguardia fino al 2015. La scommessa è quella di portare a termine il Mose e risolvere i guai e le gravi carenze scoperte negli ultimi anni, dopo l’uscita di scena delle imprese maggiori azioniste del Consorzio. —
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