L’impianto Veritas di Fusina «Dati confusi e rischi non valutati»
A pochi giorni alla scadenza del tempo utile a presentare osservazioni al progetto per il riavvio, seppur parziale, dei forni dell’inceneritore di rifiuti urbani di Fusina – presentato dalla società Ecoprogetto (controllata da Veritas spa) alla Commissione regionale per la valutazione dell’impatto ambientale (Via) – spento nel 2014 – sono arrivate le osservazioni di tre associazioni ambientaliste: Medicina Democratica, Ecoistituto Veneto e Assemblea Permanente contro il Rischio Chimico.
«La parte progettuale impiantistica è moderna – spiegano, a nome delle tre associazioni, Franco Rigosi, Michele Boato e Roberto Trevisan nel documento inviato alla Commissione Via di palazzo Balbi – , con ottimi impianti di cogenerazione elettrica, di abbattimento e di analisi fumi e su quella non ci si sofferma, ma molto diversa è la situazione per la parte programmatica e ambientale, in particolare la ricaduta dei fumi nel territorio, la mancata valutazione dell'impatto e dei rischi sanitari e la scarsità di dati sulla effettiva quantità di rifiuti da incenerire a Fusina». Secondo le osservazioni delle tre associazioni «la documentazione fornita da Ecoprogetto-Veritas è confusa, prolissa e carente» e prevede l’avvio del «forno inceneritore 1 già esistente da 150.000 tonnellate che cambia materiale combustibile e brucerà biomassa (legna, potature, verde, ecc.); il forno 2 autorizzato ma non ancora costruito, che brucerà Css ( ex Cdr combustibile da rifiuti briciato insieme al carbone nella centrale Enel d iFusina che, però, chiuderà nel 2025) e, infine, il forno 3 da 30.000 tonnellate, anch’esso nuovo, che essicherà e poi brucerà fanghi da depuratori assieme a Css». «Sono del tutto assenti » secondo le osservazioni presentate alla Commissione regionale « i dati attuali di Ecoprogetto sui fanghi e sui rifiuti trasformati in Css e la loro destinazione per la parte che non viene utilizzata dalla centrale Enel». «Da questi dati – sottolineano Rigosi, Boato e Trevisan – non si capisce come si possa passare dalle attuali 258.000 tonnellate autorizzate ai dati del progetto presentato al Via: 450.000 tonnellate conferite a Fusina, ma in un altro punto si parla addirittura di 530.000. E poi come si arrivi a 180.000 tonnellate di CSS e 150.000 di biomassa e 90.000 di fanghi di depuratori?». «Perchè tutta la biomassa va bruciata? – aggiungono – Perchè non tritarla, almeno la parte di verde, potature, ramaglie e simili , e tramite digestione anaerobica produrre biogas e compost?». E ancora: «nel progetto non c'è un calcolo delle ricadute e la loro distribuzione e localizzazione in base ai venti prevalenti, su un territorio che è già fuori dei limiti annui per le polver isottili (Pm10) e gli ossidi di azoto» e non c’è «una valutazione dei rischi di incidenti gravi agli impianti » . —
Gianni Favarato
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