Licenze a punti per poter aprire bar o ristoranti

CHIOGGIA. No agli street bar e ai pubblici esercizi creati “al ribasso”. L'Ascom di Chioggia ha messo in campo alcune proposte per tutelare l'immagine della città e prevenire i danni che potrebbero...
Dinello: mph01a Ruggero Donaggio Chioggia: bar Stella Polare 2 di riva Vena
Dinello: mph01a Ruggero Donaggio Chioggia: bar Stella Polare 2 di riva Vena

CHIOGGIA. No agli street bar e ai pubblici esercizi creati “al ribasso”. L'Ascom di Chioggia ha messo in campo alcune proposte per tutelare l'immagine della città e prevenire i danni che potrebbero derivare dalla liberalizzazione delle licenze decisa dal governo.

Il rischio, infatti, è che nascano come funghi i pubblici esercizi, inseriti in spazi inadeguati e ristretti, privi di servizi igienici e che finiscono con l'usare la strada come spazio proprio, impedendone la fruizione ai cittadini, sporcando il suolo pubblico ma anche assicurandosi lauti guadagni grazie alla moda dello spritz hour. Un fenomeno già diffuso in molte città ma che potrebbe prendere sempre più piede anche a Chioggia. Le proposte Ascom sono state presentate a un tavolo tecnico con l'amministrazione comunale e sono ora oggetto di una verifica di fattibilità. «Abbiamo proposto all’amministrazione», spiega Dennis Cumerlato, capo categoria dei pubblici esercizi dell’Ascom «un regolamento “a punti” per evitare che chiunque possa aprire un bar o un ristorante senza avere competenze specifiche e senza fare investimenti adeguati». In pratica si vuole attribuire un punteggio ad ogni caratteristica del pubblico esercizio, da quelle fisiche (superficie disponibile, servizi igienici anche per disabili, arredamento, ecc.) a quelle di servizio (attestati professionali, uso di prodotti locali e tradizionali, ecc.). Per ottenere la licenza si dovrà conseguire un punteggio minimo prefissato e, quindi, ogni nuovo esercente potrà “scegliere” su cosa puntare, quali aspetti del locale curare maggiormente per raggiungere il livello qualitativo richiesto dal punteggio. Nella stessa direzione va la proposta di «creare un unico brand per il centro storico, valorizzando nel contempo l’arredo urbano della città», un modo per qualificare i locali storici nel loro contesto tradizionale e spingere quelli nuovi a inserirsi armonicamente in quello stesso contesto. Infine, ma non ultimo, gli esercenti chiedono di poter mantenere l'intero plateatico anche nei giorni di mercato: ridurlo, per far posto alle bancarelle, è un sacrifico troppo grande, in tempi di crisi.

Diego Degan

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