L'esperto: "Profughi non fa rima con terrorismo"

VENEZIA. Ad aprile le foto di propaganda per ribadire che l'Isis è tra noi, sulle "vostre strade" a Milano come a Roma senza dimenticare Venezia. Ora gli arresti del tunisino e del pakistano a Brescia, sostenitori del Califfato e che sui social avevano creato account come Islamic_State_in_Rom, per fare proseliti e si stavano preparando per compiere degli attentati a Milano, Roma e alla base militare di Ghedi.
Si tratta di stranieri regolari nel nostro paese, Il loro arresto per terrorismo rinvigorisce la polemica sull'arrivo dei migranti e da la stura a chi sempre più spesso usa il sinonimo: profughi uguale terrorismo. Ma da una voce autorevole della nostra Polizia, il Prefetto Fulvio Della Rocca, Direttore generale della polizia criminale, arriva una smentita a quto. Dice Della Rocca: "Non ci ono elementi per dire una cosa del genere".
Le indagini, condotte dagli uomini della Digos e del servizio Polizia postale, hanno permesso di accertare che i due, sostenitori dell'Isis, svolgevano continuativa attività di istigazione pubblica in rete. I due arrestati progettavano azioni terroristiche. Su Twitter - spiegano gli investigatori - c'erano messaggi minacciosi a firma Islamic State: sullo sfondo alcuni luoghi simbolo, a Roma e Milano. "Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X". Questi alcuni dei messaggi, in italiano, arabo e francese, su foglietti tenuti in mano e, sullo sfondo, luoghi simbolo come il Colosseo, il Duomo o la stazione di Milano. Immortalati anche mezzi della Polizia di Stato e della Polizia locale, fermate della metropolitana, tratti autostradali e bandiere dell'Expo.

I due finiti in manette sono Lassad Briki, 35 anni, tunisino, e Muhammad Waqas, 27 anni, pakistano e residente a Manerbio, nel Bresciano. Qui si era trasferito Briki che aveva, comunque, mantenuto la sua residenza a Milano, in via Bonfadini. Tutti e due avevano i documenti in regola e vivevano in Italia con le famiglie da anni. In Lombardia lavoravano come manovale uno e come addetto in una ditta di pulizie l'altro. Apparentemente, insomma, erano perfettamente integrati. L'italiano era la lingua comune che usavano per comunicare. Pare che i due non fossero legati ad alcun gruppo, ma che si muovessero da soli.

Profughi uguale terrorismo e profughi uguale criminalità. Sinonimi che troppo spesso e con estrema facilità vengono sbandierati da chi, in tutti i modi, contrasta l’arrivo in Italia dei disperati dei barconi. Il prefetto Fulvio Della Rocca, vice direttore generale della Polizia, e direttore della Polizia criminale, è chiaro nel dire che in questo momento si possano escludere infiltrazioni di terroristi tra i profughi che giungono sulle coste italiane dal Nord Africa. «Non abbiamo segnali convergenti verso questo aspetto. E comunque ci sono controlli che sono efficaci e danno il loro risultato», ha detto ieri a margine della Conferenza Regionale sulla Cooperazione Internazionale di Polizia che si è tenuta a Venezia.
«Che l'Occidente sia nel mirino del terrorismo è un dato di fatto, ma non bisogna neanche creare un allarme eccessivo. Anche questo è un dato di fatto». Gli attentati al Cairo contro l'ambasciata italiana sono, per Della Rocca, «situazioni particolarmente locali».
Continua il Prefetto: «C'è questa percezione di insicurezza che un po’ pervade il nostro tessuto sociale, ma credo che i cittadini italiani debbano fare mente locale e rendersi conto che le forze dell'ordine ci sono e fanno la loro parte nel modo migliore e con grande professionalità. Creare panico e allarme sociale è sempre sbagliato e in questo momento lo è ancora di più».

Della Rocca ha ricordato le varie operazioni contro i presunti terroristi presenti sul nostro territorio nazionale. Inoltre per spiegare come sia efficace il lavoro di prevenzione delle forze dell’ordine Della Rocca ha portato come esempio Venezia, dove lo scorso fine settimana per la festa del Redentore «sono arrivate in laguna 100 mila persone. Credo che le forze dell'ordine abbiano fatto la loro parte e non è successo nulla grazie anche alle misure preventive. C'è una grande attenzione e una grande professionalità delle forze dell'ordine italiane. Stiamo mettendo a segno delle operazioni che hanno un carattere preventivo per evitare che le azioni possano portare ad ulteriori conseguenze». «Il nostro antiterrorismo - ha conclude il Prefetto Della Rocca - sta funzionando molto bene perché sono quasi giornaliere le operazioni, tutte preventive, che riescono a bloccare il fenomeno all'inizio. Il terrorismo è una bestia difficile da conoscere, da domare. Credo che però siamo attrezzati molto bene sotto questo aspetto». E ricollegandosi al tema della conferenza ha ribadito: «Oggi il crimine è globalizzato e bisogna conoscerlo per affrontarlo meglio. La cooperazione internazionale, che ha carattere interforze, dà strumenti in più che devono essere valutati e sperimentati».
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