Lesioni gravi per i tuffi nell’acqua bassa «Emergenza vera, i pontili vanno chiusi»

JESOLO
«I pontili di Jesolo andrebbero tolti o per lo meno sbarrati come si deve». Il dottor Fausto De Ferra è il responsabile delle emergenze sul litorale e da medico del pronto soccorso di Jesolo ha seguito centinaia di casi di lesioni cervicali da tuffo. Le lesioni midollari da tuffo sono un trauma che è causato dall’alta energia, con una forza cinetica elevata che determina di conseguenza la compressione della vertebra. Gli esiti possono essere fratture da scoppio o lussazioni. E l’evento traumatico sul midollo è tremendo tanto da causare una disabilità grave.
Ieri mattina è arrivato al Pronto soccorso di Jesolo un ragazzino di 10 anni con una grave torsione al collo dopo un tuffo vicino alla battigia. Si è salvato per miracolo, ma l’ennesimo incidente in mare dimostra la pericolosità dei tuffi in tutte le loro modalità, a maggior ragione dai pontili dove sarebbero vietatissimi, soprattutto quest’anno in cui il Comune ha deciso si chiuderli per evitare assembramenti incontrollabili. Ma il fascino di queste strutture così legate alla storia della città, e l’attrazione che il proibito esercita sui giovani, e non solo, ha fatto sì che ancora tanta gente oltrepassi le corde e i paletti fissati dal Comune.
I ragazzi poi si tuffano senza pensare alle conseguenze e all’acqua che in media raggiunge un metro se non meno da quella distanza da riva. Domenica è toccato a B.M. un 22enne vicentino in piazza Mazzini, che è ricoverato a Mestre dove è stato operato ed è in prognosi riservata. La settimana prima in piazza Milano un 18enne di Treviso, anche lui con trauma cervicale e rischio paralisi. Insaccarsi sulla sabbia compatta del fondale è quasi sempre fatale. E l’amara verità è che nella maggio parte dei casi si tratta di bravate corroborate da alcolici o altre sostanze. «Nel 90 per cento dei casi», spiega il dottor De Ferra, «il mix di alcolici si unisce al tuffo spericolato di questi giovani che non sanno a cosa vanno incontro. Bevono, si divertono e si sfidano tra coetanei. Il tuffo diventa il gesto finale di chi non ha più freni. Purtroppo, l’acqua è sempre bassa davanti ai pontili e chi si tuffa, se inesperto e addirittura inebriato da alcolici va incontro a traumi gravissimi. Queste situazioni», sottolinea il dottor De Ferra, «si ripetono purtroppo ogni estate, anche ogni fine settimana. Ci sono magari dei casi, come quello del bambino di 10 anni di questa (ieri, ndr)mattina, che miracolosamente finiscono senza gravi conseguenze, ma resta altissima la frequenza di questi episodi che si concludono al pronto soccorso o in un letto in Neurochirurgia. Il bambino di 10 anni si è salvato perché si era tuffato da riva, ed è comunque pericoloso perché l’acqua è bassa e sotto la sabbia è dura e compatta. Di solito sono lesioni talmente gravi che non lasciano scampo e l’esito, se non la morte, è finire in carrozzina per il resto della vita».
«Per questo devo invocare misure drastiche», aggiunge il dottor De Ferra, «io non faccio politica, se non quella sanitaria, e devo segnalare una emergenza vera che va risolta. Evidentemente non basta la sola sensibilizzazione e informazione, le campagne sulla spiaggia. Comprendo che i pontili non possono essere eliminati, per la loro funzione, la loro storia. Allora vanno chiusi in modo definitivo: non deve salirvi più nessuno». —
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