L’Eni scommette sulla raffineria verde e investe a Marghera

Scongiurato il rischio chiusura con una spesa di 100 milioni Entro il 2016 incentivi alla pensione per 115 operai in esubero
Di Michele Bugliari
MARGHERA VE 20050218 VEDUTA DEL PETROLCHIMICO DI MARGHERA (INTERPRESS/Bertolin ) IMPEGNO Paolo Scaroni, a.d. dell'Eni, conferma che il gruppo non lascera' Porto Marghera Nella foto grande accanto: il Petrolchimico visto dalla laguna di Venezia
MARGHERA VE 20050218 VEDUTA DEL PETROLCHIMICO DI MARGHERA (INTERPRESS/Bertolin ) IMPEGNO Paolo Scaroni, a.d. dell'Eni, conferma che il gruppo non lascera' Porto Marghera Nella foto grande accanto: il Petrolchimico visto dalla laguna di Venezia

MARGHERA. L’Eni trasformerà la raffineria di Porto Marghera, che sino a qualche tempo fa sembrava avere il destino segnato, in un innovativo impianto per la produzione di bio-carburanti ad elevata qualità. La società per azioni investirà circa 100 milioni di euro per la realizzazione della raffineria ecologica in due step: inizio nel secondo trimestre del 2013 ed entrata a regime nel 2016, con una produzione massima prevista di 500.000 tonnellate di biocarburanti all’anno. Il rovescio della medaglia parla di 115 esuberi: dei 295 dipendenti attuali, nel 2016 ne rimarranno 180. Non ci saranno licenziamenti e sarà evitato il ricorso alla cassa integrazione. Alcuni dei 115 dipendenti saranno accompagnati alla pensione con la mobilità lunga, altri troveranno mansioni in ambito Eni.

Il progetto “Green Refinery” permetterà la valorizzazione degli impianti esistenti e di tecnologie proprietarie di Eni e di convertire materie prime (olii vegetali e biomasse) in eco-carburanti di altissima qualità (green diesel, green gpl e green nafta). I carburanti di origine petrolifera poi arriveranno a Marghera via nave per essere miscelati con le giuste percentuali di eco-diesel. Gli impianti attuali saranno resi compatibili alla tecnologia eco-fining (per la produzione di bio-carburanti) ed integrati da un nuovo impianto di pretrattamento delle cariche e da un impianto di produzione dell’idrogeno. Sarà la prima riconversione al mondo in questo senso e permetterà un risparmio importante. Costruire di sana pianta un impianto simile infatti costa 700 milioni.

Sono state dunque confermate le notizie che la Nuova aveva anticipato 10 giorni fa: l’Eni, ieri, ha illustrato il progetto alle rsu e ai sindacati provinciali dei chimici (Cgil-Filctem, Femca-Cisl e Uilcem) con cui ha sottoscritto un accordo. Sempre ieri i vertici della società hanno comunicato le novità ai rappresentanti delle istituzioni (Prefettura, Comune, Provincia e Regione). Tutto questo ribalta le nere prospettive che si agitavano sino a qualche tempo fa. Ricordiamo che l’accordo del 26 maggio 2011 firmato da Eni e i sindacati nazionali dei chimici prevedeva che non ci sarebbero state chiusure di impianti, ma solo fino al 2014. Quindi, vista la pesante crisi del settore, tutto faceva pensare che dopo quella data, prima o poi, la raffineria di Marghera sarebbe stata chiusa con la perdita di 295 posti di lavoro. Invece, oggi sul tavolo c’è la prospettiva di un investimento importante e del mantenimento di 180 posti. Sembra che Paolo Scaroni abbia mantenuto fede alla sua promessa fatta lo scorso ottobre davanti all’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, riguardante nuovi investimenti per la raffineria qualora non fosse stato possibile rilanciare il settore.

Riccardo Colletti (Filcetm), Massimo Meneghetti (Femca) e Maurizio Don (Uilcem) hanno commentato: «Dopo anni di continue dismissioni arriva finalmente un progetto industriale innovativo, che permette di avviare il processo di riconversione di Marghera. Veglieremo sul rispetto degli impegni da parte di Eni».

L’assessore regionale alla Legge Speciale Renato Chisso, è contento: «Esprimo soddisfazione per un progetto che non prevede licenziamenti e che rappresenta la Marghera del futuro. Ringrazio Scaroni, per avere rispettato gli impegni».

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