Le suore canossiane lasciano Sant’Alvise «Non c’è ricambio»

Domenica 20 la messa per salutare le ultime quattro religiose Il complesso va al Demanio. «Speriamo non sorga un albergo»

VENEZIA. Una grande pagina di storia veneziana se ne va. Le suore Canossiane di Sant’Alvise, sestiere di Cannaregio, alla fine di settembre, lasceranno definitivamente la loro “casa”. Domenica 20, alle 10, la comunità parrocchiale le saluterà con una messa di ringraziamento presieduta dal parroco, don Stefano Costantini, compresenti numerosi sacerdoti di varie diocesi e tante persone. Le Canossiane arrivarono nel 1849. Le figlie della carità, serve dei poveri, erano 70, ora sono 4.

Con tristezza la superiora, suor Vanda, spiega: «La proprietà è del Demanio. Non ci mandano via piuttosto non c’è ricambio. Ormai siamo anziane e le vocazioni scarseggiano, forse, abbiamo pregato poco. Qualche lacrimuccia l’abbiamo fatta e con noi anche molte famiglie e ragazzi che non frequentano la chiesa. Quante generazioni sono passate in questo Istituto e quanti giovani, orfani, studenti. Cosa ne sarà di questo grande complesso?».

Tecnici dello Stato hanno già fatto sopralluoghi. «Mah» dice suor Vanda «non siamo al corrente quali decisioni sono state prese, speriamo solo non si trasformi in un altro albergo». Nel tempo l’istituto ha ospitato il noviziato, la casa infermieristica, il collegio universitario, il centro delle operaie (ricamo, taglio, maglieria) le scuole materne ed elementari, il doposcuola, il campo sportivo, le attività della parrocchia Sant’Alvise e dell’associazionismo, le feste di bambini, dei giovani e degli adulti (battesimi, comunioni, cresime, matrimoni, anniversari, compleanni). Le Canossiane coltivavano un orto, avevano un pollaio, una stalla, una cantina. Per il centro storico furono un prezioso punto di riferimento. Ricorda suor Vanda: «La fondatrice Matilde Canossa amava Venezia ed ebbe contatti con i padri Cavanis. La nostra santa è Bakhita. Il nostro carisma è la carità della croce». Da alcuni mesi le religiose stanno imballando oggetti religiosi, impacchettando documenti. La superiora, frastornata, si sposta da una stanza all’altra: «Qui c’era la vita, le voci dei bimbi, gli incontri dei giovani, ora regna il silenzio. A tutti abbiamo donato tutto, le coperte alla Caritas, le posate e i piatti alle famiglie bisognose, le campane ai religiosi, altri oggetti per le pesche di beneficenza».

Don Stefano e don Giuseppe Costantini sottolineano che «Venezia deve essere grata e riconoscente per l’opera caritativa ed educativa di queste suore. Le Canossiane si sono stabilite qui prima della nascita della parrocchia che è stata istituita nel 1931. La loro è sempre stata una presenza importante. Tutti ne beneficiavano e tutto girava intorno a loro». Le loro caratteristiche: la carità, l’opera educativa, la formazione, la catechesi, l’attenzione alle persone povere, malate soprattutto nell’ultimo tratto della vita. Gli anziani della zona ricordano che in campo Sant’Alvise durante gli anni della guerra e del dopoguerra si vedevano lunghe code di uomini e donne, immagini di un’umanità affamata. Chiedevano cibo. Le suore non l’hanno mai negato.

Nadia De Lazzari

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