«Le onde sonore di alcune microcariche usate per fare allontanare prima i pesci»

Polemiche per la scelta di far brillare l’ordigno in mare. L’effetto sull’ambiente spiegato da Ezio Amato dell’Ispra



Parte del popolo della rete, e non solo, insorge contro la scelta di far brillare la bomba di Marghera in mare. L’esplosione avrebbe causato la morte di pesci e la distruzione del fondo marino. È la principale accusa che viene fatta a chi ha deciso di compiere questa operazione a largo del Lido. Scelta fatta dagli artificieri dell’8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti Folgore di Legnago. Sono i tecnici che hanno messo a punto il piano di bonifica della bomba da 500 libbre che conteneva al suo interno 127 chilogrammi di tritolo. «Il protocollo d’intervento prevede che prima di far brillare la bomba vengano lanciate in acqua delle controcariche che scoppiando provocano onde sonore che allontanano i pesci presenti nell’area. Poi c’è la deflagrazione. È indubbio comunque che ci sia un impatto ambientale. Come del resto c’è se si fa esplodere la bomba a terra. La scelta viene fatta valutando vari aspetti e a decidere è chi interviene per la bonifica», spiega Ezio Amato, responsabile Area emergenze ambientali in mare di Ispra, Si occupa dell’impatto ambientale degli ordigni bellici dal lontano 1990, quando venne affrontata, da un punto di vista ambientale l’emergenza dovuta agli aerei americani che scaricavano bombe sul lago di Garda, prima di atterare a Gheddi. Ha gestito, sempre per Ispra, la bonifica delle bombe sganciate in Adriatico, sempre dagli arei americani, di ritorno dai bombardamenti in Kosovo. Ha lavorato in questo ambito anche per l’Onu nei paesi arabi.

Dottor Amato cosa succede per l’ambiente marino quando viene fatta esplodere una bomba, tipo quella trovata a Marghera?

«Come si intuisce c’è la produzione di onde d’urto e di onde sonore. Le onde d’urto sono letali, se forti, per i pesci perché danneggiano la vescica natatoria. Per questo motivo vengono allontanati con le controcariche».

Cosa rilascia nel mare l’esplosione dell’ordigno?

«Se si tratta di ordigni come quello di Marghera, innanzitutto schegge che resteranno sul fondo per secoli. Le particelle che si sviluppano dall’esplosione del tritolo sono dannose per i vari esseri viventi che popolano il mare, ma non si accumulano nel loro organismo. Da tempo si sta studiando quale sia la soluzione migliore da un punto di vista ambientale per quanto riguarda gli ordigni che si trovano in mare: farli esplodere in acqua, o lasciarli lì senza toccarli? Un ordigno rimane intatto anche per secoli prima che inizi ad essere corroso. Se viene fatto brillare conosciamo già parecchi degli effetti sull’ambiente marino. Bisogna valutare le due soluzioni. Come del resto bisogna fare per le bombe trovate a terra. In questo caso entrano in gioco anche molti altri fattori come la presenza dell’uomo, dei siti abitati e di quelli industriali». —



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia