Le maestre: «Non esiste un Natale laico»

«Non esiste un Natale laico nelle nostre scuole, esiste il Natale e basta». Un gruppo di insegnanti delle scuole di San Donà, materne ed elementari, ha risposto così alle polemiche di quei genitori che hanno ritenuto di denunciare pubblicamente la perdita delle tradizioni natalizie nelle scuole a favore dell’integrazione e multiculturalità, quindi la tolleranza e apertura alle altre culture.
Sono Francesca Sandre, Federica Digito, Emanuela Muffato, Mariella Lampis, Rosanna Menegotto, Rita Zanin, Antonella Giro e Maria Grazia Tonon. Una lettera pubblica firmata da queste insegnanti che ricordano come la festa cristiana sia densa di significati e tradizioni. «Ogni scuola si prepara a questa ricorrenza», spiegano, «secondo la propria sensibilità, i propri mezzi e le usanze particolari. È una bella festa che dà agli insegnanti la possibilità di approfondire temi come la pace, l’accoglienza, la bontà, messaggi insiti in questa ricorrenza, universali e da vivere ogni giorno. I tempi cambiano, i popoli si mescolano, le usanze si evolvono. Compito di chi educa è tener vivo, in un mondo sempre più laicizzato, il senso di quel messaggio universale che unisce».
«Se gli insegnanti propongono una poesia di Rodari», ricordano, «insieme ad “Astro del ciel” non vuol dire togliere qualcosa all’atmosfera che comunque, ogni anno, si rinnova nel periodo natalizio e a cui tutti partecipano come in una specie di grande presepe. Bisogna entrare nelle nostre scuole per avvertire questo senso dell’attesa, del rinnovarsi a cui, di solito, vogliono partecipare tutti, cristiani, laici, testimoni di Geova, musulmani, come da anni accade per la “Luce della Pace” che dalla grotta di Betlemme arriva in una nostra scuola, accolta dai bambini di ogni cultura e religione in quanto messaggio di fratellanza nel nome di Gesù».
«A chi sta suscitando polemiche pretestuose con il proprio intervento sulla stampa», concludono, «senza conoscere veramente ciò che accade nelle nostre aule, vorremmo rivolgere l’invito a venire a scuola, nel periodo natalizio, per provare a capire che di Natale, nei nostri bambini, ce n’è ancora tanto». (g.ca.)
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