Le estati al Lido con offshore e Lamborghini

La storia di Fabrizio Lori al Lido ha abbracciato due decadi a partire dagli anni Novanta. Una presenza per alcuni ingombrante, ma probabilmente solo dettata dall’invidia. Da altri criticata, per qualche disturbo di troppo, soprattutto legato a quell’offshore ribattezzato da molti “la melanzana galleggiante” per quel colore violaceo che lo contraddistingueva mentre solcava la laguna e il mare, per poi essere ormeggiato davanti al molo dell’Excelsior, dove Lori aveva la capanna in prima fila. Una persona che tuttavia non ha mai infastidito nessuno, anzi, è sempre stata conosciuta e riconosciuta come molto generosa, soprattutto verso gli amici più stretti cui non negava mai nulla. Certo, non passava inosservato. I primi tempi in cui lo si vedeva girare per il Lido, arrivava con la sua Lamborghini nera che, con l’alta marea, faceva perfino fatica a scendere dal ferry boat, essendo bassissima rispetto al livello del terreno con il suo assetto ultra sportivo. Stesso dicasi per quando è toccato alla Bugatti gialla, splendida auto per pochi intimi, ma che al Lido tra biciclette e utilitarie non si nascondeva di sicuro dietro un cespuglio. E poi ci fu la moto, rigorosamente Harley Davidson. Tuttavia, Fabrizio Lori non ostentava i suoi mezzi. Li usava, e non negava un passaggio agli amici. Ma di sicuro non è mai stato visto sfrecciare lungo le strade dell’isola con quei bolidi, rimanendo ligio al rispetto delle regole. Un’isola che ha vissuto nel suo appartamento a lato dell’hotel Excelsior, residenza esclusiva che un tempo ospitava le suite dello stesso albergo in riva al mare. Le sere d’estate lo si vedeva spesso con gli amici nei chioschi del Lungomare Marconi, ma mai con fare da gradasso, bensì mescolato alla gente con grande semplicità, pur potendosi permettere una vita agiata. E due parole non le ha mai negate a nessuno. Certo, l’offshore a più di qualcuno faceva storcere il naso, non fosse altro perché quando lo accendeva al pomeriggio, il rombo dei motori faceva tremare i vetri delle case di mezzo Lido. Isola sulla quale, per un periodo, ci è arrivato anche in elicottero sfruttando l’aeroporto Nicelli, ma dove è stato anche presidente del Tennis Club Venezia e dove spesso ha cercato pure di defilarsi, anelando una privacy lontano dagli occhi dei residenti, che però era difficile da mantenere per gli ovvi motivi sopra elencati.
Simone Bianchi
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