In provincia di Venezia dodicimila infortuni sul lavoro l’anno: giovanissimi e stranieri i più colpiti
Giordano (Cgil): «Il profitto non prevalga sulle vite». Drammatica la carenza di ispettori Spisal per fare prevenzione

Crescono ancora gli infortuni sul lavoro in provincia di Venezia. Dagli 11.700 eventi del 2023, il 2024 ne segna 12.011 secondo i dati Inail.
E a rischiare di più, si scopre da una indagine della Cgil di Venezia, sono gli under 18 e i lavoratori extracomunitari.
Se in un anno tra i lavoratori comunitari il numero di infortuni è calato del 14,23%, tra gli extracomunitari è salito del 8,28%.
E se si guarda alle classi di età l’aumento maggiore di infortuni sul lavoro si registra tra i giovanissimi con meno di 18 anni.
Incremento del 26,6 per cento. Si è passati dai 1.222 infortuni del 2023 ai 1.548 del 2024. Dal conto sono esclusi gli infortuni all’interno delle strutture scolastiche (coperti in automatico da Inail).
Dal conteggio emerge che nel 2023 vi sono stati 106 infortuni di lavoratori minorenni nell’industria e nei servizi mentre nel 2024 sono stati ben 171.
Il maggior numero di infortuni avviene nella fascia d’età compresa tra i 46 e i 60 anni (di poco oltre i 4 mila), ma in termini relativi il maggiore aumento nel numero di infortuni, dice la indagine Cgil , «si ha nella fascia degli under 18 e degli over 60».

Sono le due facce della forza lavoro: giovanissimi inesperti che iniziano a lavorare e operai, avanti con l’età, e per i quali l’appuntamento con la pensione continua ad essere spostato in avanti.
I settori a rischio: i giovani
Tra gli under 18 il maggior numero di infortuni si evidenzia nel Terziario (47) ma ci sono 97 infortuni non determinati. Poi 18 in altre attività, 5 nell’artigianato e 4 nell’industria. Logistica e magazzinaggio sono i settori in cui i giovanissimi sono spesso impiegati.
Molti ragazzi svolgono tirocini con i programmi di alternanza scuola lavoro. Altri lasciano la scuola, Tecnico o Professionale, prima di conseguire il diploma. Perché hanno “fame” di lavorare.
Ma pagano l’inesperienza. Fenomeno che si lega a quello della dispersione scolastica. Nel 2022 in Veneto ben 32 mila i ragazzi e ragazze che hanno abbandonato la scuola.
Lavoratori extra Ue
Riguardo gli infortuni per i lavoratori non italiani, 933 incidenti sono avvenuti nel Terziario e 916 nell’industria; nell’artigianato sono stati 254. Ben 635 i non determinati. Secondo la Cgil di Venezia i settori più a rischio per i lavoratori extra Ue sono l’edilizia, l’industria, la logistica.
In città, per esempio, si va dai cantieri edili alla Fincantieri di Porto Marghera, cittadella multietnica del lavoro. Da analizzare con attenzione le differenze tra lavoratori comunitari ed extracomunitari, avverte il sindacato. «Nel 2023 il tasso di infortuni tra lavoratrici e lavoratori extracomunitari era del 3,8% contro il 2,5% dei comunitari.
Tra i cittadini non italiani, il maggior numero di infortuni nel 2024 si registra tra i cittadini deli Bangladesh (329), della Romania (280) della Moldavia (257), del Marocco (255) e dell’Albania (249).
Le richieste
«Serve mettere un freno subito», denunciano Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia e Monica Zambon, segretaria con delega alla salute e sicurezza. «È evidente come il piano strategico per la tutela della salute e sicurezza redatto dalla Regione Veneto sia un fallimento totale, senza risorse e senza un disegno politico che metta al centro la tutela della vita delle persone». La nostra provincia preoccupa.
«A Venezia – proseguono Giordano e Zambon - come in tutto il Veneto si sceglie di mettere davanti il profitto alla vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Risulta del tutto inutile fare grandi proclami sulla formazione con questi numeri senza mettere in discussione il nostro sistema di sviluppo territoriale che si basa su precarietà, ritmi sempre più insostenibili e l’idea diffusa che la sicurezza sia un costo inutile e una mera formalità burocratica da assolvere».
Controlli da potenziare
Se si parla di sicurezza occorre investire. «Nelle due Ulss c’è una fortissima carenza di tecnici dello Spisal, che garantiscono l’attività su tutto il territorio veneziano. In una situazione di discutibili scelte di natura economica, le carenze di organico sono aggravate da una fuga del personale che prosegue da anni. I tecnici devono oltretutto spostarsi sull’intero territorio, non essendo organizzati per zone, come accade altrove», dicono Giordano e Zambon.
Analoga richiesta riguarda l’Ispettorato del Lavoro. Giordano avvisa Zaia. «Deve essere la Regione a dare il segnale di un cambio di rotta, della volontà politica di mettere fine alla strage.
Senza un vero coinvolgimento di tutte le parti, senza un confronto sugli strumenti applicabili concretamente per migliorare le condizioni di lavoro, siamo destinati a vedere crescere il numero di famiglie che pagano le conseguenze degli infortuni».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia