Ladri del Ducale, pm e difese contro i Lloyd’s

I Lloyd’s di Londra, che già hanno risarcito oltre 8 milioni di dollari alla Fondazione Al Thani, proprietaria dei gioielli trafugati dalla banda serbo-croata nell’ultimo giorno di apertura della mostra a Palazzo Ducale il 3 gennaio 2017, vogliono presentare il conto ai ladri ora a processo davanti al giudice Enrico Ciampaglia. Ma è scontro sulla costituzione di parte civile - il danno chiesto è di 7 milioni di dollari a tutti gli imputati, anche ai due accusati del doppio tentato furto e non del furto consumato. Nell’udienza della scorsa settimana l’avvocato Sabrina Bacchin aveva presentato la costituzione dei Lloyd’s per conto del collega Alessandro Giorgetti, allegando una risma di atti, scritti però tutti in inglese.
Il giudice aveva quindi incaricato la stessa parte di procedere alla traduzione dei documenti. Traduzione che nell’udienza di ieri effettivamente è stata presentata, anche se non asseverata, ovvero certificata. Motivo per cui la stessa pubblico ministero in udienza, Elisabetta Spigarelli, ha chiesto la decadenza della richiesta di costituzione di parte civile in quanto tardiva. Sulla scia anche le difese degli imputati che, subodorando un altro rinvio dell’udienza per una mancanza della potenziale parte civile, hanno evidenziato come la strada corretta da percorrere, a loro dire, fosse quella indicata dalla pm. «Per una mancanza della parte civile, gli imputati devono subìre un differimento del processo», hanno sostenuto le difese concordi.
Il giudice Ciampaglia si è ritirato a lungo in camera di consiglio, uscendo con un dispositivo che di fatto boccia l’eccezione sollevata dalla pm e a cui si erano accodate le difese e rinvia la decisione alla prossima udienza, fissata per il 6 settembre, quando i Lloyd’s dovranno presentare l’asseverazione delle traduzioni dei documenti.
Tutto è rimandato a dopo l’estate, dunque. Non è escluso che il processo possa chiudersi velocemente visto che gli imputati hanno deciso di chiedere riti alternativi. Inizialmente sembrava che cinque dei sei imputati - escluso il serbo Goran Perovic, ancora latitante, definizione quest’ultima contestata dall’avvocato Valentina Valenti e su cui dovrà esprimersi il giudice - volessero patteggiare. Nella scorsa udienza il colpo di scena: Tomic è tornato sui suoi passi, preferendo l’abbreviato (ma non ancora formalizzando alcuna richiesta) e così pure altri due complici per seguire il capo. Ma la situazione è fluida e c’è chi ha già fatto marcia indietro come il croato Zelimir Grbavec, ritenuto l’autista della banda, difeso dagli avvocati Giorgio Pietramala e Stefania Pattarello: per lui il patteggiamento concordato, su cui dovrà esprimersi il giudice, è a 2 anni e 5 mesi. Confermata la richiesta di una pena concordata a 2 anni e 3 mesi per i due accusati dei tentati furti: Zvonko Grgic (avvocati Claudia De Martin e Elisabetta Costa) e Vladimir Durkin (avvocato Marta Monticello). Il capo Tomic e Dragan Mladenovic (entrambi difesi dall’avvocato Alessandro De Angelis) dovranno decidere se patteggiare o discutere l’abbreviato. —
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