L’addio intimo a Bobo Ivancich

Un aquilone rosso accompagna l’ultimo viaggio dell’artista

VENEZIA. È stata una cerimonia intima, familiare a San Michele al Tagliamento per dare l’estremo saluto a Bobo Ivancich, al secolo Carlo Ivancich Biaggini. Alcuni compagni che lo hanno ispirato nel mondo dell’arte, familiari e soprattutto amici. Tra questi, Carmela Cipriani, figlia di Arrigo, l’anima di quell’Herry’s bar che per Bobo è stato come una seconda casa. A lei il compito di ricordare la sua vita, le sue opere e le sue parole in un elogio funebre lungo e toccante che ha ricordato ogni esperienza e passione che la leucemia gli ha permesso di vivere.

Artista eclettico, autodidatta che con le sue opere ha sempre voluto provocare: Bobo Ivancich, scomparso l’8 marzo a 53 anni, lascia in eredità al mondo dell’arte un’impronta post-duchampiana e neo-futurista. Non a caso sopra al carro funebre che accompagna il suo feretro verso l’ultimo viaggio terreno aleggia un aquilone rosso. Discendente di armatori di origine dalmata, il suo nome è legato al territorio di San Michele per la presenza di villa Biaggini-Ivancich, monumentale struttura che fu anche polo culturale nel quale passarono, tra gli altri, Ezra Pound ed Ernest Hemingway. Se con il primo Ivancich instaurò un rapporto familiare sin dall’infanzia, con il secondo il legame lo si può ritrovare nelle pagine di uno storico capolavoro del famoso giornalista e scrittore: in “Al di là del Fiume, tra gli alberi”, Hemingway mette in risalto una figura femminile molto più giovane del protagonista, di origini nobili e veneziane, che lo trascina in un turbamento amoroso quasi degenerativo. È la descrizione perfetta del ruolo che Adriana Ivancich, zia di Bobo, ebbe nella vita di Hemingway.

Gemma Canzoneri

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