La tomba di Emilio Vedova abbandonata a se stessa

Un rettangolo di terra battuta, incorniciato da uno spartano listello. Su di esso, un “relitto” di asse lignea, ormai corrosa, con una targa incisa, e sopra di essa una croce bianca con il suo nome, che suona quasi irriverente per un grande artista che fu convintamente anticlericale.
È tutta qui la tomba di Emilio Vedova al cimitero di San Michele - a otto anni della sua morte - con una sepoltura provvisoria divenuta di fatto permanente, nonostante Venezia, con la Fondazione a lui dedicata, lo ricordi ogni anno con mostre e iniziative importanti, di rilievo internazionale, nello spazio espositivo dei Magazzini del Sale alla Zattere riprogettato da Renzo Piano.
Un contrasto stridente tra la sua commemorazione pubblica e quella privata, che ha spinto ora a denunciare la situazione di degrado della tomba la nipote del grande artista veneziano scomparso nel 2006, un mese dopo la morte della moglie Anna Bianca, a cui era legatissimo.
«Trovo vergognoso - scrive la nipote del pittore - con tutto quello che ha lasciato, che la sua tomba venga tenuta in questa maniera. Oltretutto, caduta la prima stele, hanno messo una croce che non rappresenta né la sua fede, né tanto meno il campo del cimitero dove si trova».
A occuparsi anche delle spoglie di Vedova, oltre che dell’intero patrimonio dell’artista - a cominciare dalle sue opere - e della sua memoria, è appunto la Fondazione Vedova a lui dedicata, che lo stesso artista volle fosse fondata prima della sua scomparsa proprio perché ciò che aveva creato, fosse mantenuto.
E l’istituzione presieduta dall’avvocato Alfredo Bianchini e diretta sul piano artistico dal critico Germano Celant, ha contribuito in modo esemplare in questi anni alla valorizzazione dell’opera di Vedova, anche con stimolanti confronti artistici.
Proprio per questo stupisce ancora maggiormente che la tomba dell’artista a San Michele si trovi ancora in queste condizioni, a otto anni dalla sua scomparsa e che tra l’altro Emilio Vedova e la moglie Anna Bianca - con cui ha trascorso ogni minuto della sua vita nei suoi ultimi cinquant’anni - sia oggi separati. Vedova a San Michele e Anna Bianca a Terni, nella tomba della sua famiglia di origine.
E non nasconde, infatti, un certo imbarazzo, commentando la denuncia della nipote di Vedova sulle condizioni della sua tomba, il direttore dell’Archivio e della Collezione Vedova Fabrizio Gazzarri. «Mi dispiace che ci sia questa denuncia, che trovo ingenerosa - commenta l’architetto Gazzarri - anche se la presenza della croce sulla tomba di Vedova è effettivamente un errore, a cui rimedieremo quanto prima. Lui stesso aveva voluto una sepoltura semplice, non un certo un mausoleo, ma la stessa Fondazione si è resa conto da tempo che quella attuale è eccessivamente spoglia, per cui abbiamo già dato incarico a un marmista veneziano di predisporre una lastra di marmo con il suo nome, che ricopra la sepoltura attuale. Lo faremo quanto prima».
E la “separazione” tra la tomba di Emilio Vedova e quella della moglie Anna Bianca, l’architetto Gazzarri la spiega così: «È stata, a suo tempo, una decisione del Consiglio di amministrazione della Fondazione Vedova, dovuta anche al fatto che Anna Bianca si è spenta circa un mese prima di Emilio e per questo le sue spoglie erano state portate a Terni, nella tomba della sua famiglia d’origine. Ma stiamo pensando ora di riunirli, facendo tornare a Venezia anche la tomba di Anna Bianca».
«È un fatto vergognoso - commenta anche Fiora Gandolfi Herrera, vedova del “mago” Helenio Herrera, la cui tomba a San Michele è a poca distanza da quella dell’artista - che la tomba di una personalità come Emilio Vedova, che onora Venezia nel mondo, sia tenuta in questo modo, da anni, come se si trattasse ancora di una sepoltura provvisoria, a cui nessuno provvede, con una croce imbarazzante. Visto che c’è addirittura una Fondazione dedicata a Vedova, dovrebbe anche prendersi cura di onorare come merita la sua sepoltura e non lasciarla in questo stato di degrado umiliante per un grande artista». Emilio Vedova è scomparso nel 2006, all’età di 87 anni, a solo circa un mese di distanza dalla morte dell’amatissima moglie Anna Bianca, con cui condivideva tutto, nella vita e mel lavoro. Era arrivata in laguna da Terni, non ancora trentenne, nel 1950, per visitare la Biennale d’Arti Visive e aveva conosciuto allora Emilio Vedova, da cui non si era più separata.
Enrico Tantucci
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