La storia di Lorenzo, attore con la sindrome di down diviso tra due docenti di sostegno a Mestre

MESTRE. Alla Mostra del Cinema lo abbiamo visto rincorrere i dinosauri; sorridente ed elegante, stringendo il suo palloncino verde.
È di Mestre il protagonista di “Mio fratello rincorre i dinosauri”, riadattamento cinematografico del romanzo di Giacomo Mazzariol, di Castelfranco.
Il bambino è Lorenzo Sisto, ha la sindrome di Down e frequenta la prima dell’istituto secondario di primo grado Bellini a Mestre.
Al Lido era allegro, mentre scherzava con gli attori del film: mamma Isabella Ragonese e papà Alessandro Gassmann, i suoi genitori sullo schermo. Poi, però, le luci della sala si spengono, i luccichii del festival smettono di brillare.

E allora Lorenzo torna a essere un bambino come tanti. Speciale. Ma quale bambino non lo è? E la sua storia trova collocazione in una situazione che è specchio della scuola italiana: entità fatta dalla buona volontà dei singoli, chiamati a coprire difetti che dipendono dall’alto.
Al suono della prima campanella, sono stati solo 562 i professori di sostegno a varcare le porte degli istituti veneziani, sui 1.659 previsti. Tra le tante situazioni c’è anche quella di Lorenzo, che pure alla Bellini ha trovato un’isola felice. Anche qui, però, merito dei singoli.
«Per garantire una parziale continuità, la dirigente ha assegnato due bambini a uno stesso insegnante: 9 ore ciascuno e non 18».
Una decisione obbligata, perché la coperta è troppo corta e non ci sono soluzioni alternative. «Mio figlio non ha difficoltà a rapportarsi con più docenti, ma per altri bambini può essere complicato», racconta Anna De Rosa.
D’altra parte, Lorenzo è proprio un bambino speciale. Come Giò, il ragazzino di cui ha “preso le veci” in “Mio fratello rincorre i dinosauri”. «Un’avventura meravigliosa» racconta la mamma.
«Ho iscritto Lorenzo al provino perché facesse un’esperienza diversa, ma non pensavo che lo avrebbero preso... e invece. Ora è più sicuro di sé. È un ragazzino sveglio, impara in fretta. Infatti mi dispiace quando non è messo nelle stesse condizioni dei compagni. A scuola avviene raramente, ma grazie agli sforzi dei singoli».
Ed è sbagliato: «Non è possibile che il sistema demandi alla buona volontà delle persone la soluzione delle sue lacune».
Per metà delle ore di sostegno a cui ha diritto, Lorenzo potrà godere della continuità; per le altre, probabilmente cambierà ogni anno.
«Ma siamo fortunati. In terza elementare, per un intero semestre non ha avuto l’insegnante di sostegno e questo ha avuto ripercussioni sugli anni successivi. Gran parte dei ragazzi disabili che conosco non sarà integralmente coperta e spesso i docenti non hanno specializzazione, non hanno competenze sulla didattica speciale».
Dopo la prima settimana di scuola, in cui è stato affiancato da un insegnante di sostegno e da un educatore, da ieri Lorenzo ha un nuovo professore di sostegno, per le rimanenti 9 ore. Né di ruolo né specializzato, ma una persona di esperienza.
«Tutti gli insegnanti dovrebbero fare dei corsi di didattica speciale. Il sistema delle nomine è sbagliato e deve cambiare dall’alto. Tutti i genitori dovrebbero arrabbiarsi per la carenza di docenti: ad averne bisogno non sono i soli bambini disabili.
Non credo nel risparmio, penso che le risorse siano utilizzate male. I difetti sono delle amministrazioni statale e regionale.
La scuola nel Veneto è un’organizzazione macchinosa e noi genitori siamo sommersi da burocrazia, priorità e diritti di cui non capiamo nulla.
E i diritti dei docenti sono molto più importanti di quelli dei bambini, che invece dovrebbero essere al centro. Ci si preoccupa quando a una classe non viene garantita continuità, ma accade sistematicamente ai ragazzini con disabilità».
Lasciati soli dal sistema, vivono in un limbo legislativo, con un’unica speranza: che la loro traiettoria sia intercettata da una persona volonterosa.
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