La spacciatrice torna in carcere

Il padre aveva aggredito la figlia e ferito gli agenti. Ora è a casa

PRAMAGGIORE. La storia, già agli onori delle cronache, è quella di un padre che, esasperato dalla figlia tossicodipendente, ai domiciliari sotto il suo stesso tetto, la aggredisce dopo aver preannunciato il suo gesto alle forze dell’ordine. Non solo, in questa reazione di disperazione, si scaglia armato contro le forze dell’ordine che intervengono per sedare la lite e che non possono fare altro che arrestarlo. Una storia, quella di Renzo e Renata Zavagnin, rispettivamente padre di 57 anni, e figlia di 27, che ha anche un paradosso: il padre è stato portato in carcere perché nella sua abitazione si trova, agli arresti domiciliari, proprio la figlia, colei che l’ha portato a trascendere in quel modo. Per sanare questa vicenda dolorosa, il procuratore di Pordenone Marco Martani (la procura procede per le indagini relative a Renata Zavagnin) ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Alberto Rossi, la revoca dei domiciliari per la giovane. Sarà così la figlia a tornare in carcere mentre il padre potrà tornare nella sua casa di Pramaggiore. Zavagnin, residente a Pravisdomini, arrestata in flagranza a Gorizia mentre rientrava dalla Slovenia con una partita di droga insieme a una complice, aveva ottenuto i domiciliari a casa del padre, proprio in virtù di una disponibilità dell’uomo a farsi carico della ragazza. Dopo tre mesi di convivenza difficile, però, lui, esasperato, si è recato dalla polizia per chiedere che venisse revocata la misura. «Mia figlia non fa altro che dormire e drogarsi», avrebbe riferito, «continua a ricevere spacciatori. Non ce la faccio più, portatela via».

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