La Procura chiede il fallimento di Enerambiente

La Procura di Napoli ha chiesto il fallimento di Enerambiente di Stefano Gavioli su cui sta decidendo il Tribunale di Venezia, che due mesi fa avevano sospeso la procedura di concordato preventivo...

La Procura di Napoli ha chiesto il fallimento di Enerambiente di Stefano Gavioli su cui sta decidendo il Tribunale di Venezia, che due mesi fa avevano sospeso la procedura di concordato preventivo inizialmente concessa. La prossima udienza è stata fissata al 9 febbraio, giorno in cui i magistrati lagunari dovranno decidere. Intanto, la Procura di Venezia - a occuparsi della vicenda è il pm Paola Tonini - si è costituita e sarà presente all’udienza tra nove giorni. La Procura di Napoli da tempo indaga su Enerambiente e l’amministratore, l’avvocato Giovanni Faggiano, è stato anche arrestato per corruzione e Gavioli indagato.

Intanto, un altro pubblico ministero, Stefano Ancillotto, ha firmato la richiesta di archiviazione per i reati societari di indebita restituzione di conferimenti e illegale distribuzione di riserve per i quali era indagato Stefano Gavioli, ancora in carcere perchè la Procura di Catanzaro lo accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale assieme ai suo avvocato Giancarlo Tonetto e ai suoi commercialisti Enrico Prandin e Paolo Bellamio (tutti di Mestre), sulla base dell’esposto presentato nell’aprile 2008 dai rappresentanti sindacali dei lavoratori della Sirma. Il rappresentante della Procura lagunare, nel suo provvedimento, scrive che i fatti sarebbero provati, ma fanno riferimento agli anni 2002 e a quello successivo e pertanto sono prescritti.

La Sirma è stata chiusa da Gavioli e dai suoi collaboratori, in particolare dall’avvocato mestrino Tonetto e da quello pugliese Faggiano (anche lui finito in manette a Catanzaro) e i dipendenti licenziati nonostante il mercato dei refrattari non fosse in crisi. La consulenza tecnica sulle manovre societarie di Gavioli diposta dalla Procura avrebbe provato che la Sirma avrebbe finanziato un altra socieà dell’imprenditore veneziano, la Ecomanagement , per acquistare partecipazioni di una terza, la Slia spa per un prezzo superiore al loro valore reale. Quindi, la Sirma era stata oggetto di una scissione parziale, grazie alla quale venivano create Enerambiente e Iniziative immobiliari srl. Quindi a Enerambiente veniva trasferita la partecipazione in Slia.

Un gioco di scatole cinesi che alla fine portava a carico della Sirma un maggior costo d’acquisto delle partecipazioni per ben cinque milioni di euro. Proprio queste operazioni avrebbero comportato i due reati previsti dal codice civile, ma si tratterebbe di fatti risalenti a nove-dieci anni fa e dunque non più perseguibili. I fatti denunciati dai dipendenti, che accusavano Gavioli di aver svuotato e impoverito la Sirma trasferendo gli attivi ad altre sue società, sarebbero comunque stati provati.(g.c.)

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