La piaga degli abbandoni: pesci e tartarughe lasciati nella fontana di Ca' Rezzonico

VENEZIA. Coccolati d’inverno, abbandonati d’estate. Ogni anno cani, gatti, uccelli in coincidenza con le vacanze diventano una scocciatura. Qualcuno se ne sbarazza senza pensare alle conseguenze del gesto. Nell’elenco degli “amici dell’uomo”, abbandonati d'estate finiscono anche tartarughe e pesci.
Il problema è visibile a Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano. Nel tempo qualcuno vi ha lasciato il proprio “ingombro”.

L’antica fontana, dotata di rocce e zampillo, si è popolata di testuggini e carpe. Nuotano insieme, si nutrono dello stesso cibo (pezzetti di pane, carne e gamberetti) condiviso con i piccioni. Le quattro tartarughe e i due pesci sono curati dal personale del Museo. I bambini della zona li guardano incuriositi, i turisti li immortalano. I custodi ricordano: “Le tre tartarughe sono state abbandonate in anni diversi. Questa invece dalle orecchie rosse l’abbiamo trovata di recente”.
I loro nomi scientifici sono Trachemys scripta scripta e Trachemys scripta elegans. A Ca’ Rezzonico c’è attenzione anche per le due grandi carpe che nella vasca si trovano da almeno vent’anni. Si lasciano accarezzare, mangiano dalle mani dei custodi. “In inverno resistono al freddo ma non all’acqua salata, una vera insidia – spiega il personale – Al suono delle sirene per l’alta marea una delle nostre preoccupazioni è quella di metterle in salvo prima che la vasca si riempie di acqua salata”. Le carpe, anche in piena notte, vengono trasferite e ricoverate fino a scampato pericolo nella vasca da bagno del custode.

L’erpetologo Nicola Novarini del Museo di Storia Naturale segue le testuggini d’acqua dolce di Ca’ Rezzonico: “Ho fatto un sopralluogo. Là stanno bene. Ricordo che abbandonare animali domestici è un reato”. E Novarini fa un appello: “Non liberateli, hanno un impatto negativo. Fanno danni e costituiscono una minaccia per la conservazione delle specie autoctone. Le testuggini alloctone, cioè quelle che arrivano dall’estero, sono più grandi, minacciano e entrano in competizione con le nostre. Le locali sono protette, le altre vendute. La gente le compera pensando che rimangano di piccole dimensioni ma crescono, poi non riescono più a gestirle. Da qui l’abbandono. E’ vietato liberare anche il pesce rosso che si mangerà i girini degli anfibi. Così si rompono equilibri. Chi acquista un animale deve sapere che ne è responsabile”.
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