La passerella delle polemiche. Per il film di Ciprì nemmeno il tempo per le foto e gli autografi, la protagonista: «Una vergogna»

Giselda Volodi fa l’attrice da 25 anni, e dunque non è la ragazzina che cerca flash nell’occasione della vita. Ma il giorno dopo la sua prima volta alla Mostra del Cinema, è delusa e arrabbiata. Che qualcosa non fosse andato per il verso giusto nella passerella del film di Daniele Ciprì “È stato il figlio”, primo italiano in concorso, era apparso subito chiaro: i fan avevano atteso la delegazione sotto la pioggia e poi con il vento freddo, ma nessun attore si era avvicinato a salutarli.
Giselda, che nel film è la protagonista Loredana, racconta quel che è accaduto: «Non siamo arrivati in ritardo per la pioggia, è stato un ritardo a catena, dipeso da chi ci ha preceduto. È stato un problema dell’organizzazione. Tanto è vero che il taxi mi ha scaricato davanti all’Excelsior, potevano portarmi direttamente alla passerella».
No. Quando gli attori sono arrivati, al posto della siepe di fotografi ce n’erano a malapena dieci; la gente chiamava gli attorI
(«Toni, siamo stati a morire di freddo per te»), lui provava a raggiungerli e il servizio d’ordine del red carpet glielo impediva, indirizzandolo verso la sala. «Tanta fretta, e dentro siamo rimasti ad aspettare dieci minuti; avremmo potuto passarli con il pubblico». Dieci minuti ad aspettare, tanto che
Volodi è uscita dalla sala, si è presentata davanti ai fotografi ma quelli stavano smobilitando; la gente gridava «ma non vedete che è la protagonista», però tutti sembravano solo impegnati a chiuderla lì.
Intanto anche la madrina Kasia Smutniak veniva spedita all’ingresso laterale, con la scusa del ritardo: qualcuno è intervenuto, le è stato proposto il passaggio davanti al photocall ma lei ha detto «no grazie».
«Arrivano gli americani, e fanno i salti mortali, poi trattano così i film italiani, quelli che dovremmo sostenere di più: ma che modo è? Una disorganizzazione totale, è una vergogna e basta».
Un’attrice, dice Giselda Volodi, non può essere in ritardo al red carpet di un film, i tempi non dipendono dalla sua volontà, mica si trucca e si pettina da sola: «Dietro la passerella c’è tutta un’organizzazione: avrebbero dovuto chiamare i truccatori, che ne so, gli accompagnatori e segnalare la cosa se davvero ci fosse stato un ritardo. Invece niente: hanno aspettato che arrivassimo e ci hanno buttato in sala impedendoci il momento di incontro con il pubblico».
Più dei flash, contano gli otto minuti di applausi che il film ha ricevuto in Sala Grande: «È stata una grandissima soddisfazione».
Deluso, va da sè, anche il pubblico. Sullo Speciale Venezia69 del nostro sito, il video della passerella.
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