La mensa di Ca’ Letizia solo a pranzo i volontari della Caritas servono i pasti
Da ieri la rivoluzione della carità a Ca’ Letizia in via Querini, la più grande delle mense per poveri della città.
Finora la cena è sempre stata garantita ma da ieri il servizio viene effettuato a pranzo, alle 12, utilizzando anche il piazzale interno. A servire i pasti ai senza dimora non sono più i vecchi volontari della San Vincenzo ma volontari della Caritas con pasti garantiti da un servizio di catering. Una riorganizzazione necessaria: molti dei volontari, anziani, vanno protetti in questi giorni di emergenza coronavirus. Nel piazzale interno, a distanza, come prevedono le nuove norme igieniche, sono state posizionate sedie per i senza fissa dimora. A tutti è stato servito un primo piatto caldo e un cestino con cibo.
Sono stati 85 i senza tetto ospiti della mensa ieri nella prima giornata “pilota”. «Sono stati ordinati, tutto si è svolto in modo tranquillo, avevano il biglietto dato nelle sere precedenti per i due turni, uno alle 12 e l’altro alle 12.30. I volontari hanno distribuito pasti fino alle 13 passate. Domani, lunedì, sarà installata una tensostruttura aperta (tipo sagra) nel piazzale per garantire la distribuzione dei pasti anche in caso di pioggia e probabilmente arriveranno pure dei tavoli ma sempre rispettando le distanze di almeno un metro tra un ospite e l’altro», dicono dalla Caritas diocesana. Altra novità è il fatto che i volontari, terminata la distribuzione dei pasti, si occupano della pulizia del piazzale e della strada laterale di accesso da via Querini. «Dalla Caritas ci hanno spiegato che gli ospiti hanno compreso la gravità delle misure e si sono comportati bene», dice don Marco Zane dell’ufficio comunicazione della Diocesi.
La rivoluzione si compie in un clima di lamentele dei residenti della zona che chiedono lo spostamento della struttura, per mettere fine a degrado e risse. «Sullo spostamento ci stiamo lavorando, ma non è una scelta facile ricollocare una struttura come queste, stiamo cercando di fare le scelte meno traumatiche. E garantire la pulizia all’esterno è un segnale di attenzione in più e di comprensione verso le istanze dei residenti», dicono dalla Diocesi. Ieri il servizio mensa era stato calibrato per 150 persone, ma evidentemente molti ospiti hanno bisogno di tempo per abituarsi ai nuovi ritmi.
«Adesso cercheranno di migliorare , con la copertura e i tavoli, nel rispetto delle misure e sentendo le autorità», dice don Zane, in costante collegamento con il direttore della Caritas, Stefano Enzo.
La distribuzione dei pasti serali, che prende il via dalle 16, si svolge invece nella mensa Papa Francesco di Marghera dove sono entrati in funzione gli ingressi contingentati, per garantire la salute di volontari e ospiti in queste giornate non facili. Le due strutture garantiscono le attività di aiuto alla marginalità mentre le mense di Altobello e frati Cappuccini hanno dovuto chiudere i battenti. E manca un centro diurno per queste persone non certo facili da gestire, che spesso passano la giornata bivaccando, ubriache, in via Carducci, sulla strada. —
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